Gli stipendi dei manager pubblici veneziani “osservati” dal governo

VENEZIA. Anche a Venezia potrebbe arrivare il tetto ai compensi dei manager delle aziende partecipate controllate dal Comune. Il Ministero dell’Economia ha appena fissato i limiti dei compensi per i manager di Stato delle circa 200 società controllate dal Tesoro. Ma è intenzione già annunciata dal Governo Renzi è ora quella di fissare un tetto anche ai compensi di dirigenti e amministratori delle oltre 7 mila società partecipate italiane che fanno capo a Comuni, Province e Regioni e i cui bilanci aziendali e economici sono talvolta in contrasto con le retribuzioni dei manager che lo guidano. Basta pensare ai pesanti passivi accumulati negli ultimi anni da aziende come il Casinò e l’Actv, che solo ora iniziano a migliorare i propri conti. È una vera e propria “galassia” a macchia di leopardo quelle delle retribuzioni di dirigenti e manager delle partecipate comunali, con forti differenze da un’azienda all’altra.
I compensi del Casinò. Per quanto riguarda il Casinò di Venezia e la sua Cmv spa, spicca il compenso del direttore generale Vittorio Ravà, che supera i 300 mila euro annui (lordi). Ai 250 mila di stipendio, vanno aggiunti altri benefit e circa altri 55 mila euro per i ruoli di consigliere del Casinò, presidente di Venezia Meeting & Dining Services e consigliere di Palazzo Grassi. È di circa 18 mila euro invece il compenso del presidente Massimo Miani e dirigenti come il direttore tecnico e sistemi informativi Franco Costa e il direttore Finanza e Amministrazione superano rispettivamente i 165 mila e i 140 mila euro.
Le retribuzioni di Avm. Ad Avm, la holding comunale per la mobilità, l’amministratore delegato Giovanni Seno, con i bonus porta a casa oltre 160 mila euro a cui vanno aggiunti i 50 mila per lo stesso ruolo svolto in Actv. Il presidente. Gli stipendi dei maggiori dirigenti come il direttore del personale Papaccio, quello di amministrazione e Finanza Valenti e il direttore generale Cattozzo sono tutti intorno ai 130 mila euro annui più bonus.
La situazione di Actv. Il presidente Luca Scalabrin ha un compenso annuo di 50 mila euro, di Seno si è già detto, mentre i principali direttorim come quello dell’automobilistico Elio Zaggia o il direttore amministrativo Stefano Zanchi “viaggiano” sui 125-130 mila euro più bonus. Gli altri direttori aziendali sono leggermente più sotto.
Il quadro di Veritas. Il direttore generale dell’azienda multiservizi ambientali del Comune ha uno stipendio di circa 200 mila euro annui, il presidente Vladimiro Agostini di 54 mila euro, mentre i principali dirigenti come il direttore Ambiente e Patrimonio Maurizio Calligaro e il direttore del servizio idrico integrato Giuseppe Favaretto hanno una retribuzione vicina ai 160 mila euro all’anno.
Le altre partecipate. A Insula, l’azienda manutenzione urbana, il presidente Giampaolo Sprocati ha uno stipendio di 23.400 euro annui, mentre l’unica dirigente, Alessandra Bolognin, ha uno stipendio di 130 mila euro. Lo stipendio di Piero Rosa Salva, presidente di Vela, è di 40 mila euro all’anno, mentre quello del direttore generale Vincenzo Monaco è di 136 mila euro annui più bonus. A Pmv, la società della logistica Actv, l’amministratore unico Antonio Stifanelli incassa 74 mila euro all’anno. Ad Ames, l’azienda comunale delle farmacie e delle mese, lo stipendio del direttore Lorenzo Lugato è di 84 mila euro e quello del presidente Pietro Lotto di 54 mila. Per quanto riguarda Venis, la partecipata dei servizi informatici comunali, il direttore generale Alessandra Poggiani ha una retribuzione di 135 mila euro annui e il presidente Massimo Zanotto di circa 25 mila euro. All’Ive, l’Immobiliare veneziana, è di 76 mila euro lo stipendio del direttore generale Andrea Rumor e di 40 mila quello dell’amministratore unico Silvio Milanese. Come si può intuire anche da questa rapida radiografia di cifre e dati, la situazione delle retribuzioni di manager e dirigenti delle partecipate comunali è molto eterogenea e non esistono tetti o criteri precisi in base alle quali esse sono state fissate - ad esempio il fatturato o la dimensione della società - ma un’estrema variabilità. Prima che ci pensi il Governo, anche il Comune, dunque, potrebbe fare la sua parte.
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