Gli ospedali dell’Usl 3 all’avanguardia nella cura dell’endometriosi
MIRano. Il reparto di Ginecologia e Ostetricia del Distretto di Mirano-Dolo dell’Usl 3 ha seguito oltre 2000 donne che hanno avuto il problema dell’endometriosi, anche giovanissime, 15-16 anni. Solo lo scorso anno il servizio, che organizza ambulatori sia nell’ospedale di Mirano che a Dolo, ha preso in carico 200 donne. L’endometriosi è un problema collegato all’utero (la mucosa all’interno si chiama endometrio): nel 10% delle donne si sposta in altre aree, ad esempio nelle ovaie, nell’intestino o nel peritoneo e si infiamma causando, nel 60% dei casi, forti dolori. «Oggi è una malattia cronica che conosciamo e diagnostichiamo bene», dice il primario della Ginecologia e Ostetricia del Distretto Mirano-Dolo dell’Usl 3, Franco Garbin, «e che un tempo invece faceva passare molte donne come isteriche. È una patologia che nel 90% dei casi si diagnostica con la visita e un’ecografia, ma talvolta necessita anche di un esame più approfondito come la risonanza magnetica. Una patologia poliedrica i cui effetti dipendono molto da vari fattori come l’età o il posto in cui è situata, che può risultare più o meno doloroso e debilitante». Dall’endometriosi non si guarisce: «È una malattia da cui non si guarisce ma che possiamo tenere sotto controllo», aggiunge il medico, «con una terapia farmacologica che simula lo stato di gravidanza o menopausa e solo in casi rari e selezionati si decide di intervenire chirurgicamente in laparoscopia».
La gravidanza ha il potere di bloccare il progredire dell’endometriosi in quanto, interrompendo le mestruazioni, annulla anche i focolai che infiammano l’endometrio. Ecco perché, tra le terapie che vengono consigliate, c’è anche la gravidanza: «Siccome è una patologia che colpisce le donne in età fertile», continua il ginecologo, «in alcuni casi chiediamo alla donna se aveva in programma una gravidanza e, in caso di risposta affermativa, le suggeriamo di procedere. Viceversa, chiediamo alla paziente di pensarci in quanto si tratterebbe di una terapia naturale». —
Alessandro Abbadir
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia