Gli angeli della Rianimazione “salvano” settecento persone

Oltre centocinquanta pazienti sono entrati nella shock room in condizioni di emergenza



Sono 700 le persone coinvolte in un incidente stradale vittime di trauma e ricoverate per la gravità delle ferite, di cui 151 assistite in urgenza nella "shock room". E’ il bilancio di un anno di lavoro della Rianimazione dell'Ospedale dell'Angelo.

«Nel 2019 sono state circa 700 le vittime di trauma» spiega il primario Francesco Lazzari «circa 550 sono state gestite come “codici gialli” in collaborazione tra gli operatori della Terapia intensiva e il Pronto Soccorso, i 151 “grandi traumatizzati” sono stati gestiti come codici urgentissimi. Hanno quindi comportato l'intervento del “trauma team”, e sono stati poi accolti in Terapia Intensiva per la necessaria degenza».

A capo di quest’ultimo, c'è la dottoressa Debora Saggioro. «La capacità della nostra squadra» spiega la dottoressa «è quella di ricevere il paziente, stabilizzarlo, comprendere rapidamente le criticità, ordinarle per gravità e intervenire secondo i protocolli. Le competenze dei diversi specialisti, che nel momento dell'intervento sanno dialogare secondo protocolli condivisi, portano ad un'operatività specialissima, in cui il rianimatore svolge una funzione centrale».

«All’Angelo è attivo uno dei cinque “Centri del Trauma” istituiti nel Veneto» sottolinea il direttore generale dell'Usl 3 Serenissima, Giuseppe Dal Ben «e se nel 2019 Il tasso di mortalità è stato inferiore al 15%, rispetto ad un tasso del 25% rilevato dieci anni fa, è grazie all'opera di questa équipe».

«Salviamo vite ogni volta che possiamo» chiarisce il primario della Rianimazione «ma la nostra Rianimazione è anche un luogo in cui si vede e si sente tanta tristezza evitabile, perché abbiamo sotto gli occhi le conseguenze, spesso terribili, degli incidenti stradali, che in molti casi coinvolgono persone giovani». Non solo: «Ci sono le conseguenze gravi che la persona coinvolta in un incidente può portarsi dietro per tutta la vita. Inoltre un incidente stradale costringe chi ne è protagonista ad un decorso operatorio e postoperatorio lungo e faticoso, per la vittima dell’incidente e per tutta le rete dei familiari». Chiude Lazzari: «Per chi entra in questo Reparto è chiarissimo che la strada può far male. Quando vedi un amico per giorni immobile in una delle nostre stanze di Terapia Intensiva, capisci che guidare non è un gioco». —



Riproduzione riservata © La Nuova Venezia