Giudici di pace in sciopero paralisi per una settimana

A partire da oggi scatta un’intera settimana di sciopero nazionale di tutti i giudici di pace, naturalmente compresi quelli di Venezia. Di conseguenza, udienze penali e civili bloccate negli uffici di Riva de Biasio (in tutta Italia saranno ben 150 mila i processi rinviati). «Una riforma incostituzionale», si legge in una nota diramata dall'Unione nazionale Giudici di Pace e dall'Associazione nazionale Giudici di Pace, «che viola tutte le direttive comunitarie sul lavoro, non riconoscendo ai giudici di pace le tutele della maternità e della salute, il diritto alla pensione, il diritto alle ferie e ad una retribuzione decorosa, la continuità del servizio sino all'età pensionabile. Già in sede di emanazione del primo decreto legislativo, il ministro Orlando, eccedendo dalla delega ricevuta dal Parlamento e in violazione del decreto legge 83/2015, ha disposto il prepensionamento di circa 200 giudici di pace senza nessun preavviso».
Questi i motivi della protesta, ma a Venezia a spingere allo sciopero c’è dell’altro, la situazione in Riva de Biasio, infatti, è critica, tanto che alcune settimane fa i deputati veneti del Movimento 5 Stelle avevano presentato un’interpellanza al ministro della Giustizia sostenendo che a Venezia era messa in discussione l’efficienza del servizio giudiziario nella sede dei giudici di Pace, dove lavorano nove magistrati. Per capire in quali condizioni lavorino giudici e personale amministrativo basta dare un'occhiata ai numeri: prima dell'accorpamento dei Tribunali e degli uffici a quello centrale, in quello di Mestre il personale era composto da 14 persone, dal funzionario agli ausiliari, in quello di Venezia erano in dieci e in quello di Dolo in tre, per un totale di 27 dipendenti. Dopo l'accorpamento previsto dalla legge nel capoluogo, a Venezia, il personale amministrativo è composto da 10 unità soltanto.
Dei dipendenti di Mestre soltanto uno lavora ora ai Giudici di Pace di Venezia, gli altri sono presso altri uffici del Tribunale o della Procura, ma i fascicoli di Mestre e Dolo sono arrivati tutti. Così in ambito penale ci sono trecento fascicoli pendenti e in quello civile quasi cinquemila. «Nonostante le nostre numerose segnalazioni al ministero di Giustizia», affermava in una recente intervista l'avvocato Nadia Santambrogio, coordinatore dei giudici lagunari, «nulla è cambiato, Roma non ci ha risposto». (g.c.)
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