Forte Marghera, la Biennale ora è di casa

Inaugurato il padiglione, parte dell’Esposizione. Baratta: «In terraferma per portare conoscenza ed entusiasmo»
Di Mitia Chiarin
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Mestre, Forte Marghera/ Inaugurazione del progetto speciale della Biennale Arte 2017 "Viva Arte Viva"
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Mestre, Forte Marghera/ Inaugurazione del progetto speciale della Biennale Arte 2017 "Viva Arte Viva"

di Mitia Chiarin

Forte Marghera apre ancora una volta le porte del capannone 36 alla Biennale di Venezia. Ma stavolta il progetto espositivo fa parte integrante dell’esposizione veneziana 2017, come una appendice di “Viva Arte Viva” in terraferma.

«Alla Biennale vogliamo dare più spazi possibile anche in futuro», dice il sindaco, a due passi dal presidente Paolo Baratta che, sulla presenza della prestigiosa istituzione a Mestre, garantisce di pensare anche per il futuro: «Se ci danno gli spazi, il futuro per noi è già domani», precisa.

Ci scherza sopra Paolo Baratta, inaugurando l’esposizione assieme a Christine Macel, curatrice di questa 57esima esposizione Internazionale d’arte. «Nonostante il no del sindaco, torniamo anche quest’anno a Forte Marghera. Se per la Biennale Architettura avevano proposto un lavoro sul recupero delle aree industriali e il raffronto con Marghera, con un proprio curatore, stavolta la esposizione di Forte Marghera è parte integrante della Mostra. Quindi non un progetto che sta fuori ma dentro la Mostra», dice Baratta. «Lanciamo segnali come questi fiocchi di pioppi che ci circondano», continua il presidente della prestigiosa istituzione veneziana: «Venezia e Mestre sono parte di una stessa realtà. Questo padiglione deve invogliare ad andare a visitare l’esposizione di Venezia e viceversa, portare pubblico qui, nella terraferma che vuole un riconoscimento e ha una sua storia e trova in noi una garbata attenzione con l’obiettivo di portare conoscenza ed entusiasmo. Quindi, far andare di là e portare di qua per far sentire tutti parte della grande comunità della Biennale». Ovviamente soddisfatto il sindaco Brugnaro che al progetto Biennale in terraferma ha creduto fin da subito e che loda il coraggio di Baratta di continuare a guardare a Mestre, come alla porta di una grande città metropolitana che deve sentirsi coinvolta dai progetti della prima istituzione culturale di Venezia. «Questo è un momento storico per Mestre. Il primo padiglione della Biennale ufficiale in terraferma è una grande novità e di questo spazio Mestre deve essere orgogliosa», ha detto il sindaco.

«Forte Marghera era la prima fortificazione a difesa di Venezia e del Canal Salso, via dei traffici merci. È lo Stato de mar e di terra», ha continuato il primo cittadino, ricordando la Serenissima. Una location, quella del forte, gioiello di Mestre, per il quale servono ben più di 50 milioni di euro per i restauri, «che può», continua il sindaco, «dare uno sviluppo ulteriore futuro alla Biennale, attirando i giovani. Stiamo investendo molto in questo spazio per farne un luogo aperto, di arte e divertimento che unisca le due parti della città». Luana Zanella, presidente dell’Accademia di Belle arti, concorda sulla bontà dell’operazione: «Siamo arrivati in questo capannone per primi. Qui formiamo giovani artisti da anni. E siamo decisamente contenti di aver concesso questo spazio alla Biennale».

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