«Formidabili quegli anni» In moltissimi per il liceo Bruno
Se è vero per dirla con Massimo Recalcati che “l’ora di lezione può cambiare la vita”, il Teatro Corso pieno di ex studenti emozionati come il primo giorno di scuola venerdì sera è stato l’esempio lampante dell’importanza dell’istruzione nella società, oggi come ieri. In centinaia hanno voluto festeggiare i 50 anni di vita del Liceo scientifico statale Giordano Bruno di via Baglioni, teste imbiancate, docenti con il passo incerto e la schiena piegata dagli anni, studenti diventati saggi con i consigli degli insegnanti.
L’emozione si tagliava con il coltello al Teatro Corso. C’è chi ha creato il gruppo su Facebook invitando gli ex alunni, come il professor Giuseppe Gurnari, insegnante di chimica. Il presidente della Municipalità di Favaro, Marco Bellato, è uscito nel 1995, sezione H. Era seduto vicino all’insegnante di latino, Sandra Cocchi, e persino vicino al suo quinquennale compagno di banco, Gianluca Naimoli. Il direttore generale del Venezia Calcio, Dante Scibilia, non ha voluto mancare, tanto da postare in diretta sul profilo Facebook la frase «i migliori anni della mia vita». Tra le “vecchie guardie” Doriano Calzavara, oggi presidente della Confcommercio. In prima fila Ennio Quintavalle, uno dei più forti cestisti italiani degli anni Settanta, che all’epoca del grande basket giocava con la Duco Mestre.
Seduto tra i suoi alunni Antonio Robazza, insegnante di storia e filosofia, che i trenta-quarantenni ricordano con affetto perché amava dettare interi quaderni di appunti finché agli studenti non dolevano le mani. L’inizio della serata era previsto per le 20.45, ma già alle otto c’erano ex alunni dei tempi andati in attesa di entrare come durante le assemblee in aula magna, ricacciati giocosamente indietro dalla professoressa Marisa Gruarin. Tra le prime file il professor Eugenio Zolli, eccitato come quando vinceva il Milan e lui offriva il gelato a tutta la classe. Qualche fila davanti a lui Paola Franzoso, che durante la serata ha fatto un discorso commovente, andata in pensione solo un paio di anni fa dopo quasi vent’anni di Bruno da dirigente e altrettanti da insegnante. Parole dense di sentimento, le sue, nelle quali ha ricordato le pagelle consegnate uno a uno per conoscere i volti e guardare in faccia gli alunni, ma anche quegli studenti che la incontrano ancora per strada. C’era chi si scattava selfie, chi cercava tra le poltroncine il suo docente.
Quando si sono spente le luci, il pubblico è rimasto incantato a guardare una carrellata di video-interviste di ex studenti in giro per il mondo tra cui Lara Tavoschi, biologa molecolare che ha a lungo lavorato sul virus dell’Hiv, Salvatore Sirigu, 31 anni, portiere della nazionale italiana e del Torino che mentre parlava sentiva ancora il gusto dei tramezzini del bar del Bruno. «Non ne ho più mangiati di così buoni» ha detto strappando risate. E ancora lo scienziato che lavora a San Diego Yari Fontebasso, Giorgia Beffagna ricercatrice della Fondazione Veronesi, Alessandro Vecchiato economista alla New York University.
A fare gli onori di casa il presidente dell'associazione culturale «Cinquantenario Liceo Bruno» Mario Gobbi e il dirigente scolastico del Bruno-Franchetti, Roberto Gaudio, i quali hanno ripercorso le tappe dell'istituto fondato durante i caldi mesi del 1968, delle rivolte studentesche, delle manifestazioni. A condurre l’evento un altro ex alunno noto, Arcangelo Boldrin. Durante la serata sono intervenuti tra gli altri anche la scienziata mestrina del Cern di Ginevra, Anedi Canepa, con una lezione sul che ha lasciato tutti a bocca aperta e il fondatore di H-Farm di Roncade, Riccardo Donadon. «Continuate a formarvi e siate curiosi» ha detto Donadon rivolto agli studenti, «fare le cose in Italia può non essere così facile, ma è il più bel Paese del mondo e farlo qui è meraviglioso». Ad allietare i presenti il pianista internazionale ed ex alunno Massimo Somenzi. «Partendo anche dalla rivoluzione, come può essere stata quella del Sessantotto, si possono fare grandi cose» ha detto il primo cittadino, Luigi Brugnaro «credo che il Giordano Bruno rappresenti davvero una storia viva di Mestre». —
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