Fontane pubbliche a Venezia, pressing ambientalista: «Rubinetti anti spreco per eliminare la plastica»
Appello di Venice Tap Water al Comune affinché sostituisca i pulsanti che funzionano male, in città utilizzate 185 mila bottiglie al giorno. L’ideatore Marco Capovilla: «Fontane preziose e da salvaguardare. L’attuale metodo non basta a ridurre i consumi idrici»

Sole, le prime note del caldo che annunciano l’avvicinarsi dell’estate, l’inevitabile sete.
Allora ci si avvicina a una delle 228 fontane della Venezia insulare (di cui 195 quelle di proprietà comunale) ma, spesso, si resta a bocca asciutta: l’acqua non esce. A segnalare la situazione è Marco Capovilla, l’ideatore di Venice Tap Water, ambizioso progetto che nasce per ridurre l’impatto che ha l’acqua in bottiglia, sia in plastica o in vetro, sulla città.
«Il Comune ha investito quasi 25mila euro per la manutenzione delle fontane e su 27 ha installato dei pulsanti, per evitare lo spreco di acqua», spiega, «peccato che questi spesso non funzionano e blocchino del tutto il getto». Non solo, anche dove i bottoni svolgono la loro funzione, sono spesso troppo duri e, di conseguenza, inutilizzabili da parte di bambini e anziani.
Tuttavia, Capovilla fa presente che quello dei bottoni non è l’unico problema che affligge le fontane veneziane. Alcune, infatti, si trovano completamente nel degrado, «in altre il flusso è ridicolo e con il caldo e bere è pressoché impossibile». Motivo per cui Capovilla ha segnalato la situazione sulla piattaforma Dime, così come le fontane fuori uso.
«A questo, poi», prosegue, «si aggiunge il fatto che ci sono delle zone scoperte. Non ci sono fontane da Santo Stefano a San Bortolo, fatta eccezione per due nascoste: una, non funzionante, in corte Moretta e l’altra in corte dell’Albero, verso Sant’Angelo».

La possibilità di avere accesso all’acqua corrente diventa di fondamentale importanza nell’ottica di ridurre il consumo di plastica e, di conseguenza, il suo peso sull’ecosistema. L’Unione Europea, negli ultimi anni, ha emanato una serie di direttive e circolari rispetto all’uso e al riciclo della plastica e la prima scadenza imposta riguarda proprio l’anno in corso: entro fine 2025, infatti, le bottiglie dovranno contenere almeno il 25% di plastica riciclata, con un aumento al 30% entro il 2030. L’ideale, però, sarebbe proprio evitare l’uso delle bottigliette, preferendo le borracce, anche queste al centro di una grande sponsorizzazione negli ultimi anni.
«Ma come si fa, se le fontane non funzionano o se esce una goccia alla volta» si chiede Capovilla, «anziché quei pulsanti, che abbiamo visto non sono serviti, servirebbero dei rubinetti, come nel Comune di Treviso».
Le fontane, tra l’altro, non sono vincolate al parere della Soprintendenza anche se, è chiaro, la soluzione che auspica è sempre quella meno visibile, in modo da essere meno impattante e, forse, i rubinetti farebbero proprio al caso di Venezia.
«Per cercare di ridurre l’uso della plastica, servirebbero dei dispenser agli imbarcaderi, delle fontane simili a quelle installate a San Giuliano, ad esempio, più moderne» propone, sottolineando come, oggi, spesso ci siano i distributori che vendono le bottigliette d’acqua, «un business a cui nessuno vuole mettere una fine» commenta.
«Abbiamo fatto un calcolo: a Venezia ogni giorno entrano 185mila bottigliette da mezzo litro, quantità che aumenta in estate. L’impatto è disastroso sia in termini di moto ondoso, se pensiamo alle consegne, che alle emissioni e, ovviamente, all’inquinamento da plastica. Bisogna intervenire».
Venice Tap Water ha, in tal senso, elaborato una mappa con tutte le fontanelle della città, consultabile sul sito e costantemente aggiornata. «Quest’iniziativa sta andando molto bene, grazie anche alla sinergia con le strutture ricettive, tuttavia ci scontriamo con delle fontane inadeguate, ed è un peccato» conclude, auspicando un intervento del Comune, visto anche l’avvicinarsi della prossima stagione estiva e il conseguente bisogno di turisti e residenti di potersi dissetare.
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