Foce insabbiata, è allarme Adige

Habitat a rischio, darsene in difficoltà: non si sa chi deve intervenire

CHIOGGIA. Adige insabbiato, habitat a rischio, darsene in difficoltà e pericolo di esondazioni. La situazione alla foce del fiume è critica, la sabbia viene tolta dai privati a proprie spese, ma a ogni episodio di bora ritorna causando una continua emergenza per chi lavora nella zona. Manca un ente con competenza diretta, ma il Comune ha attivato il Genio civile per chiedere un aiuto nella risoluzione del problema e solleciterà la Regione a classificare i porti minori, al momento inesistente, per avere un ente di riferimento.

«L’Adige un tempo era una via di comunicazione navigabile importante», spiega Idelmina Betto, titolare della darsena Marina Foce Adige, «ora non è più così. A causa dell’insabbiamento del fiume ci sono conseguenze pesanti sulla fauna e sulla flora della foce, ma anche sulle nostre attività. La foce è stata manomessa con dighe artificiali che la ostruiscono e danneggiano l'ambiente naturale con ricadute su tutto il litorale di Isola Verde, come possono testimoniare tutti i concessionari degli stabilimenti balneari rimasti senza spiaggia. Questo comporta anche un pericolo per la navigazione sia per i turisti, sia per chi vive di pesca».

Il problema fino a qualche anno fa era contenuto perché la competenza era della Capitaneria di porto e i privati avevano l'autorizzazione a periodici scavi. «La sabbia raccolta veniva rimossa e portata altrove», spiega la signora Betto, «ma ora la situazione è indescrivibile. Da qualche anno la competenza del fiume è della Regione, il Genio civile ci autorizza a scavare ma pretende che il materiale raccolto sia buttato nell’alveo. Basta che arrivi la bora e ci troviamo al punto di partenza. La sabbia blocca completamente l'entrata e l'uscita della darsena. Lo scavo ha naturalmente dei costi, a carico nostro, servono mille euro al giorno e per vedere un risultato occorre almeno un mese. Non ce la facciamo più». Il Comune non ha competenza, ma trattandosi di un’emergenza ambientale, ha comunque avviato delle richieste di intervento. «È in primo luogo un problema di difesa del suolo», spiega l’assessore all’Ambiente, Elena Segato, «che potrebbe creare delle emergenze serie in caso di alluvioni. Il Genio civile non è l'ente preposto alla questione, però dato che si occupa del ripascimento abbiamo chiesto se esiste la possibilità di gestire il giacimento che ostruisce la foce. L’ente ha già finanziato il programma di analisi del sedimento che, se avrà le giuste caratteristiche, potrà essere utilizzato in autunno per il ripascimento consecutivo alle opere strutturali permanenti risolvendo il problema. Mi farò inoltre interprete con la Regione perché sia disposta una classifica dei porti minori al fine di individuare un’autorità che intervenga direttamente al mantenimento della foce e del passo fluviale in modo da ovviare a qualsiasi disagio in caso di alluvioni e garantendo sempre la piena fruibilità». (e.b.a.)

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia