Finanziere voleva farsi pagare la caldaia

SAN DONA'. Gli aveva mandato la fattura della caldaia nuova per casa sua, seimila euro che la panettiera di Eraclea avrebbe dovuto pagare per evitare controlli fiscali. Così, nei giorni scorsi, il brigadiere Gianfranco Follador della Guardia di finanza, in servizio a San Donà, è stato sospeso dal servizio e oggi sarà interrogato negli uffici del palazzo di giustizia di Venezia. L’accusa è quella di corruzione per induzione.
I fatti sono dello scorso anno: il pubblico ministero Roberto Terzo, che ha coordinato le indagini, aveva chiesto l’arresto del sottufficiale delle «fiamme gialle», ma la giudice delle indagini preliminari Marta Paccagnella ha firmato un provvedimento di interdizione dal servizio per tre mesi.
Nell’ordinanza il magistrato scrive che Follador non ha precedenti penali, che le prove sono state ormai raccolte e che difficilmente l’indagato potrebbe inquinarle e, soprattutto, che in questo modo viene allontanato dal suo ufficio e che quindi non avrà modo di commettere altri reati simili. Stando alle indagini, il brigadiere di San Donà si sarebbe presentato nel panificio e avrebbe spiegato alla titolare che se non avesse esaudito la sua richiesta, quella di pagare la tangente, sarebbero scattati i controlli fiscali. E le avrebbe aggiunto che se fosse stata scoperta per tre volte a non emettere gli scontrini ai suoi clienti rischiava di dover chiudere per mesi come sanzione.
La negoziante non era convinta di quella «proposta», così Follador aveva anche cercato di convincerla, oltre che rinnovando le minacce di controlli più serrati, anche praticando uno sconto di circa mille euro. Invece di seimila, cinquemila. Ma la donna si è rivolta al suo commercialista e ha raccontato quello che le era accaduto: il professionista l’ha consigliata di rivolgersi alla Procura e così la panettiera ha presentato la denuncia.
Il magistrato che ha firmato il provvedimento ha già fissato l’interrogatorio: Follador dovrà presentarsi negli uffici giudiziari stamane con il suo difensore, l’avvocato Luca Pavanetto. L’accusa è pesante e ci sono le dichiarazioni della parte lesa, di chi ha subito le minacce e la richiesta di denaro. È probabile che sarà lo stesso legale a consigliare all’indagato di tacere, almeno fino al momento in cui potrà leggere la documentazione a suo carico raccolta dagli inquirenti, in modo da farsi un’idea si quali prove hanno tra le mani il pubblico ministero e gli investigatori.
Anche perché il giudice Paccagnella non ha negato la misura più dura richiesta dal rappresentante della Procura, mettendo in discussione gli indizi raccolti, ma, al contrario, scrivendo che le prove sono più che sufficienti e gravi e proprio per questo l’indagine preliminare potrebbe addirittura concludersi velocemente.
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