Fenice, 53 orchestrali firmano una lettera di critiche a Ortombina

Il sovrintendente: «Toni più concilianti, così si può dialogare». E i sindacati aziendali del teatro restano a guardare

VENEZIA. I professori d’orchestra della Fenice, in maggioranza, scrivono una terza lettera al sovrintendente Fortunato Ortombina e questa volta non in modo anonimo ma formandosi con nome e cognome. Sono infatti 53 su 86 gli orchestrali che hanno posto la loro firma sotto la lettera, ancora una volta criticato sull’operato di Ortombina, ma questa volta con toni più concilianti, anche se non mancano critiche ad esempio alla gestione del sito web, ai rapporti con le prime parti dell’orchestra, oltre alle preoccupazioni per il futuro. e il sovrintendente sta già rispondendo.

«Già dal titolo, che auspica una possibile collaborazione, mi sembra che la lettera abbia un tono diverso» commenta Ortombina «e mi fa piacere che questa volta i professori d’orchestra l’abbiano firmata, uscendo dall’anonimato. Sarò lieto di incontrarli, nelle forme che saranno possibili e il mio impegno è quello di raggiungere il pareggio di bilancio e garantire a tutti il posto di lavoro pur in una situazione resa difficilissima dal Covid. Programmeremo trimestralmente, come avveniva in passato, ma senza salti nel buio che potremmo pagare carissimi.

Siamo infatti “agganciati” ai vari decreti del Governo che per ora ci rendono ancora possibile una capienza compresa tra 350 e 400 posti, anche in base alla presenza plurima di familiari. Per questo la richiesta che arriva anche dalla lettera di intensificare la programmazione in questo momento non può essere esaudita. Ma non possiamo spingerci più in là, la stessa Scala oggi (ieri) ha rinviato la presentazione della sua programmazione.

Ma da parte nostra riprenderemo le assunzioni delle prime parti, che era stata in precedenza bloccata dai provvedimenti del Governo, ma che vogliamo portare a termine».Il polemico botta e risposa epistolare tra la maggioranza dei professori d’orchestra da una parte e il sovrintendente e direttore artistico Fortunato Ortombina dall’altra, con la Rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) del teatro a fare da spettatrice, era già partito da quest’estate.

Con La Fenice paragonata addirittura a una “Pomigliano della lirica”, per la produzione “industriale” di “Traviate” verdiane a uso turistico, per sostenere i suoi bilanci, l’accusa al sovrintendente e alla dirigenza di essere più attenti alla propria immagine esterna e al relativo impatto mediatico piuttosto che a una diretta informazione ai lavoratori del teatro veneziano.

E le rivendicazioni economiche, per la cassa integrazione imposta dall’emergenza coronavirus e per il mancato adeguamento di un contratto che risale al 1999. Ortombina aveva risposto con durezza proprio dalle colonne del nostro giornale con una lunga lettera agli orchestrali intitolata polemicamente e pirandellianamente “Uno, nessuno o...Centomila?”, rispetto alla loro effettiva rappresentanza, in cui controbatteva a tutte le accuse.

Per il sovrintendente il prestigio della Fenice non è merito solo della professionalità dei professori d’orchestra, ma della sua storia. Ora i toni sembrano smorzarsi.
 

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