Si offrì ai rapinatori per la collega, Federica Lucciolo premiata da Mattarella
Il 7 febbraio dello scorso anno, durante l’assalto alla gioielleria del Valecente, fece un gesto eroico: da ieri è Cavaliere al Merito della Repubblica

Un gesto eroico, simbolo dei più alti valori civili e umani, che è valso a Federica Lucciolo il titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Venerdì 30 maggio mattina, nella Prefettura di Venezia, è stata insignita del riconoscimento dal prefetto Darco Pellos.
Il 7 febbraio 2024, lavorava come assistente alla vendita nel negozio del marchio Gioielli di Valenza al centro commerciale Valecenter di Marcon. La sera, poco prima della chiusura, entrano in gioielleria cinque rapinatori armati e ordinano di aprire tutte le vetrine.
Fatto il colpo, prendono in ostaggio la sua collega più giovane, ma Federica si offre coraggiosamente al suo posto. «Ricordo cinque figure imponenti vestite di nero, con il volto nascosto, armate di pistole e kalashnikov. Era periodo di carnevale, per un attimo ho pensato fosse uno scherzo. Ho realizzato ben presto che non lo era affatto», racconta, «ci ordinarono di aprire ogni espositore. Ripetevano che non sarebbe successo nulla se avessimo fatto ciò che ci dicevano. Non mi sono fatta prendere dal panico, ma comunque mi sono trovata costretta a procedere. Ancora oggi mi stupisco di come sia riuscita a mantenere la lucidità, tenendo a fatica tra le mani quelle chiavette minuscole sotto la minaccia delle armi».
Un colpo preciso, durato appena cinque minuti, per un bottino del valore di oltre ventimila euro in gioielli. Trafugata la merce, i rapinatori afferrano la collega più giovane per il collo.
Tremante, in lacrime, visibilmente sotto choc, viene presa in ostaggio. In quel momento Federica si offre al suo posto senza esitare. «Non ci ho pensato due volte: mi sono fatta avanti. “Prendete me”, ho ripetuto. I rapinatori alzano le spalle, la lasciano libera e mi afferrano subito per un braccio per condurmi nel parcheggio del centro commerciale», continua, «immobilizzata a terra, mi trovo costretta ad aspettare che finiscano di caricare tutti i gioielli in macchina. Fortunatamente nessuno ci ha fatto del male e non è stato sparato nessun colpo. Sono fuggiti di lì a poco».
Ad oltre un anno di distanza, quella sera si è trasformata in un ricordo che Federica condivide con un sorriso pieno d’orgoglio. «Essere qui oggi», conclude, «è un onore che non ha prezzo». Un momento di celebrazione condiviso con il marito Claudio e la madre Umberta. «Ha tenuto sempre un profilo bassissimo», confessa la mamma, «non ha mai voluto rilasciare interviste né presentarsi come un’eroina».
Da ieri, quel silenzioso gesto è stato riconosciuto dalla Repubblica Italiana come «testimonianza viva e concreta dei più alti principi costituzionali di solidarietà». «Federica Lucciolo», si legge nella motivazione ufficiale del riconoscimento, «ha messo a repentaglio la propria incolumità per salvare una vita».
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