Fedeli e turismo religioso a Venezia. Riaprono San Bartolomeo, San Fantin e San Beneto

I LUOGHI SACRI
A Natale la riapertura è stata bloccata dai postumi dell’ aqua granda. A Pasqua dal Covid-19. Adesso, dopo un lungo “lockdown” le chiese veneziane sono pronte a riaprire. «Entro poche settimane saranno pronte dopo i restauri San Beneto, San Fantin e San Bartolomeo. Pronte ad accogliere i fedeli e i Veneziani, e anche i turisti quando torneranno».
Lo ha annunciato con soddisfazione il responsabile del patrimonio culturale della Curia don GianMatteo Caputo, durante la presentazione della scoperta degli affreschi a Torcello (servizio nelle pagine della cultura, ndr), ieri mattina nella sala di Sant’Apollonia. «Un segno di speranza», dice il patriarca Francesco Moraglia. Che cita l’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco. «Il patrimonio storico e artistico è l’identità del territorio. Salvaguardare i monumenti vuol dire anche salvarne l’identità e la storia. Non solo passato, ma anche futuro».
Da Torcello alle chiese veneziane. Sono più di un centinaio, ognuna con un grande patrimonio di opere d’arte, quadri, altari e sculture. «Dopo i gravi danni portati dall’Aqua Granda», spiega don Caputo, «sono stati aperti 84 cantieri anche con i finanziamenti del governo distribuiti dal commissario straordinario, un milione e 600 mila euro. Un grande lavoro di restauro che non si ferma». I primi frutti si cominciano a vedere. «San Beneto», racconta il sacerdote, «era pronta per l’inaugurazione. L’ultimo atto era quello della procedura antitarlo, con gli antichi banchi della chiesa avvolto nel nylon e sanificati. Ma proprio quel giorno è arrivata l’acqua alta, a quota 187 centimetri. Un danno grave e diffuso. E i banchi di nuovo inzuppati di acqua salsa».
Si è ricominciato. E adesso la chiesa è pronta a riaprire. Come San Fantin, di fronte al teatro La Fenice. Anche questo un luogo di culto chiuso per molti anni. E infine San Bartolomeo. Restaurata la sagrestia, ricostruiti percorsi inediti che portano anche in luoghi mai scoperti. Dopo la chiusura obbligata e imposta dalla pandemia, adesso le chiese riaprono. Il Patriarcato ha in mente un nuovo uso delle chiese, la loro riapertura alla città e ai visitatori. Il primo museo diffuso della città. Con capolavori solo in parte sfruttati per la visione pubblica. Un patrimonio immenso, per cui i fondi del restauro non bastano mai. E in molti casi essi a rischio dalla minaccia dell’acqua. Non solo le maree eccezionali, ma anche le acque medio alte – come nel caso di San Marco, che viene allagata con l’acqua oltre i 70 centimetri) o semplicemente con la risalità del sale attraverso le murature. Una necessità di difesa ieri richiamata anche dal patriarca Moraglia. «Speriamo che la scienza e l’ingegneria idraulica ci aiutino. E non facciano soltanto promesse».
Chiaro il rifermento ai tanti progetti in corso. Il Mose, che dovrebbe essere concluso nel dicembre 2021 ma funzionante in caso di emergenza anche dal prossimo autunno. E poi i progetti per la barriera di vetro provvisoria davanti alla Basilica. E il progetto per la difesa dell’area marciana, con la chiusura all’acqua e pompe per rimuovere l’acqua piovana. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia