Famiglie all’ex Sanguinetti di Castello, arrivano le lettere di sfratto
La raccomandata dell’Agenzia del Demanio: 180 giorni per liberare gli alloggi. La motivazione: «Tutelare l’incolumità delle persone». Riparte la mobilitazione

Non c’è pace per le otto famiglie rimaste a vivere nell’ex caserma Sanguinetti di Castello.
Una lettera dell’Agenzia del Demanio arrivata nei giorni scorsi li informa che hanno 180 giorni di tempo per lasciare le loro abitazioni. E che, se così non fosse, «si procederà allo sfratto forzoso con l’ausilio della Forza Pubblica».
Sfratto per otto famiglie
Nella lettera lo sfratto viene motivato dalla volontà di «tutelare precipuamente la pubblica incolumità ed evitare eventuali danni a persone o cose cagionate dall’attuale stato conservativo dell’immobile».
Vecchia questione. Perché è vero che l’edificio ha bisogno di essere ristrutturato ma non tutte le sue parti sono così compromesse, a partire a quelle dove ci sono gli alloggi. I residenti – 8 famiglie per poco meno di venti persone – pensavano di aver passato il peggio alcuni anni fa, quando sull’area di Castello incombeva il progetto di riconversione turistica del gruppo francese Artea con un investimento stimato in 26 milioni di euro. Ospitalità di alto livello, turismo d’impresa, Spa e altri servizi di lusso. Apertura prevista nel 2029.
Il tutto ad un canone di 70 mila euro l’anno per l’ex caserma Sanguinetti e di 5 mila euro l’anno per l’ex monastero di Sant’Anna, pure compreso nel progetto. Dopo la mobilitazione dei residenti l’iter era stato bloccato, con il Comune disposto a entrare in possesso del bene. Che tuttavia continua a fare parte del piano di alienazioni dell’Agenzia del Demanio.
Rischio speculazione
Il progetto Artea potrebbe tornare all’orizzonte? No, se a voler badare alle destinazioni d’uso previste dal Demanio nel portale in cui promuove la vendita dell’immobile: residenziale, ricettivo per studenti o lavoratori, direzionale. Ma i confini delle destinazioni d’uso, soprattutto quando si parla di ricettivo per studenti e lavoratori, sono piuttosto labili.
Ecco allora che i residenti dell’ex caserma e quelli di Castello sono pronti, di nuovo, a mobilitarsi. Per evitare gli sfratti. Per salvare questo luogo simbolo dalla speculazione. Perché, a Castello, in queste ore a nessuno sfugge una riflessione: il Demanio vuole liberare il complesso per cederlo senza difficoltà. Chi lo comprerebbe con otto famiglie dentro?
La mobilitazione di castello
«Noi non siamo mai stati contrari a una ristrutturazione», dice Donatella Toso, del Gruppo San Pietro e Sant’Anna di Castello, «ma può essere realizzata anche per fasi, senza il bisogno di sfrattare le famiglie. C’erano altri modi per intervenire. Le città sono vive se conservano memoria di sé, un senso di comunità. La nostra mobilitazione è già partita».
Per le otto famiglie la lettera di sfratto è stata una sorpresa perché con l’ex direttore veneto del Demanio, Massimo Gambardella, andato in pensione pochi mesi fa, era stato intrapreso un percorso che avrebbe dovuto portare alla stipula di un nuovo contratto di affitto di 6 anni più 6. «Perché», si chiedono, «questo cambio repentino di direzione?». E anche i rappresentanti della politica locale, da diversi fronti, si stanno attivando.
Bettin: «Convocare il Demanio»
Gianfranco Bettin, consigliere comunale della lista Verde progressista, ha presentato una interrogazione urgente al sindaco: «Questa forzatura contrasta con gli impegni assunti a suo tempo, che hanno coinvolto lo stesso Comune di Venezia, nell’intento di garantire il diritto alla casa delle famiglie residenti pur procedendo alla messa in sicurezza del compendio. La svolta drastica che l’Agenzia del Demanio sta imprimendo alla vicenda, con questi avvisi di sfratto, mostra un cambio di strategia, a danno degli abitanti, e fa pensare che si stiano materializzando i timori di chi vede nello sgombero del compendio dalle famiglie un piano o una volontà di realizzarvi una lucrosa operazione speculativa, svuotando ulteriormente la città di residenti e consegnandola alla monocultura turistica».
L’idea è quella di convocare l’Agenzia del Demanio in commissione consiliare per chiedere chiarimenti. Andrea Martini (Tutta la Città insieme) sta organizzando un’assemblea pubblica per il 17 giugno a San Leonardo.
«La lettera di sfratto è un atto inqualificabile», dice Martini, «quello che vogliamo sottolineare nella vicenda è la crudeltà del Demanio che vuole buttar fuori dalle case in cui abitano da una vita anche e soprattutto persone anziane».
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