Ex Umberto I, nuovo buco nell’acqua

Il Comune boccia la fideiussione da 10 milioni presentata dal gruppo Dng, al quale però concede un’altra possibilità
Di Francesco Furlan

Si torna alla casella di partenza. L’area dell’ospedale ex Umberto I rischia di rimanere così com’è ancora a lungo, un buco nero nel cuore della città, villaggio vacanze per zanzare e topi. Sarà protocollato questa mattina a Ca’ Farsetti il parere negativo con il quale il Comune respinge la fideiussione da oltre10 milioni di euro presentata il 12 luglio dal gruppo Dng di Trento, titolare del terreno, a garanzia dei lavori da svolgere. Una fideiussione che ieri i tecnici comunali hanno ritenuto non valida per due motivi. Il primo, dirimente, riguarda il fatto che la società che ha rilasciato la fideiussione, l’Airone di Milano, sia una società di intermediazione finanziaria e non un’azienda di credito o un’impresa di assicurazione iscritta nei registri dell’Isvap (l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni).

Il secondo riguarda la solidità della società, che ha un capitale sociale di poco più di 5 milioni di euro, e un patrimonio, nelle valutazione dei tecnici di Ca’ Farsetti, non sufficiente per garantire la fideiussione. Già alcune settimane fa il Comune aveva bocciato una prima fideiussione garantita dalla Confidi di Roma presentata dalla società proprietaria dei 5 ettari di terreno. «La fideiussione è parte essenziale del permesso di costruire e al momento non ci sono le condizioni di garanzia», dice l’assessore all’Urbanistica Ezio Micelli.

E ora che succede? Il Comune ha deciso di dare un’ulteriore possibilità alla Dng che dovrà presentare una nuova e valida fideiussione nelle prossime due settimane. Qualora non arrivasse, a cascata, potrebbe essere anche rivista la convenzione tra il Comune e la società, che nell’area vorrebbe costruire tre torri residenziali per un totale di 450 appartamenti. L’uso del condizionale è d’obbligo perché la strada più probabile è la totale revisione del progetto iniziale, questo almeno è quello che vorrebbe il Comune: meno appartamenti, spazi da riorganizzare e un progetto dai avviare per fasi distinte, così da portare a casa un pezzetto alla volta, magari partendo dalla realizzazione della scuola materna all’ex padiglione De Zottis, quello che si affaccia sul Marzenego.

E non si esclude poi l’ipotesi di procedere per fruizioni intermedie, che poi vuol dire ad esempio fare prima un parcheggio e poi, quando riparte il mercato, tornare a costruire uffici, appartamenti o negozi. «La fatica a trovare un soggetto valido per la fideiussione evidenzia la debolezza del progetto», spiega Micelli, «e se il progetto non è capace di stare in piedi con le proprie gambe va cambiato, siamo già fuori tempo massimo, ma siamo pronti a un confronto propositivo con la società».

L’obiettivo del Comune è la riqualificazione dell’area, quello della società fare i soldi. «Un approccio sobrio non esclude il vantaggio economico», aggiunge Micelli, «e bisogna prendere coscienza che un mercato per un progetto del genere non c’è. Il mondo è cambiato».

La strada da seguire, secondo Micelli, è quella dell’area dell’ex deposito Actv di via Torino, dove il progetto è stato rivisto limando gli spazi destinati agli appartamenti. Una strada che resta in salita. Il progetto doveva essere pronto per il 2013: la crisi del mercato immobiliare e della società ha bloccato tutto. Nel 2007 la famiglia Pasqualini di Rovereto acquistò il terreno per oltre 50 milioni, poi arrivò la crisi, la liquidazione della Pasqualini e l’ingresso di una nuova cordata trentina guidata da Marcello Carli, attuale presidente Dng, società di cui fa parte lo studio Zuanier.

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