Evasione fiscale, assolto Francesco Mio

Portogruaro. L’ex patron del Portosummaga condannato invece per ostacolo alle autorità di vigilanza
SASSUOLO PORTOGRUARO PRESIDENTE PORTOGRUARO sassuolo-portogruaro
SASSUOLO PORTOGRUARO PRESIDENTE PORTOGRUARO sassuolo-portogruaro

PORTOGRUARO. Il fatto non costituisce reato: assolto dal reato di evasione fiscale Francesco Mio, imprenditore di Portogruaro ex patron della squadra di calcio del Portosummaga. Condannato invece a un anno e sei mesi per la violazione dell’articolo 2638 del codice civile che disciplina “l’ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza”.

La sentenza è arrivata nel pomeriggio di ieri. Il tribunale collegiale di Venezia - presidente Savina Caruso, a latere Michela Rizzi e Andrea Battistuzzi - ha accolto le richieste che nell’udienza di gennaio aveva formulato il pubblico ministero Stefano Buccini. Nella requisitoria di ieri, l’avvocato della Federazione italiana gioco calcio, che si era costituita parte civile con l’avvocato Tiziana Parisi, aveva chiesto una provvisionale per i danni d’immagine patiti dalla stessa Federazione «danneggiata dalle società che giocano in modo sleale anche fuori dal campo». Ogni eventuale risarcimento, tuttavia, dovrà essere definito in sede civile.

Francesco Mio, difeso dall’avvocato Paolo Viezzi, era a processo per evasione fiscale e per aver aggirato le regole imposte a tutte le squadre gestite da società professionistiche dalla (Figc). Per iscriversi al campionato di C1 nella stagione 2009-2010, il Portosummaga doveva dare garanzie anche da un punto di vista economico e finanziario. A vigilare su questo aspetto c’è la Covisoc, ovvero la Commissione di vigilanza sulle società di calcio, un organo ispettivo istituito nell’ambito della Figc. Mio, stando alle accuse, avrebbe presentato agli organi federali rendiconti fasulli, altrimenti la squadra di Portogruaro non avrebbe potuto iscriversi al campionato. In particolare, avrebbe inserito in bilancio ricavi per un milione e 100 mila euro provenienti da sponsorizzazioni di tre diverse aziende: soldi che in realtà non erano mai arrivati. Nella sua requisitoria di ieri, il difensore ha sottolineato come i contratti di sponsorizzazione non fossero stati onorati per ragioni legate all’andamento delle tre società e che quindi non c’era alcuna responsabilità di Mio. Lo stesso pm aveva evidenziato come non ci fosse finalità soggettiva di evadere le tasse, chiedendo invece un anno e sei mesi per l’ostacolo alla vigilanza della Covisoc: pur essendo la sponsorizzazione fasulla - i testi hanno sottolineato come un finanziamento di oltre un milione di euro a quei livelli di campionato fosse oltre ogni previsione - sarebbe servita per ottenere l’iscrizione allo stesso campionato. Il falso in bilancio contestato a Mio è già in prescrizione.

Rubina Bon

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