Evasione da 300 mila euro, Gaiba assolto

mogliano
Assolto con formula piena perché il fatto non sussiste. Mentre ancora pende su di lui la gravissima accusa di interposizione per conto della ’ndrangheta nel giro di affari legato allo smaltimento e alla gestione di rifiuti plastici, il moglianese Marco Gaiba può tirare un sospiro di sollievo sul fronte giudiziario legato al fisco.
L’imprenditore, titolare della Chemnet, società di Mogliano attiva nel campo del riciclaggio di materiali plastici, era accusato di dichiarazione infedele ed evasione per un ammontare di circa 300 mila euro maturati, secondo l’accusa, da un giro di fatture con una società slovena legata direttamente a Gaiba, ed alla cessione a terzi di alcuni macchinari che Gaiba aveva inviato in detrazione. L’accusa, a cui Gaiba ha risposto affidandosi all’avvocato Loris Tosi, e ieri in aula all’avvocato Valentina Tonon, era già stata oggetto di un procedimento davanti alla commissione tributaria trevigiana che aveva riconosciuto del ragioni dell’imprenditore davanti ad Equitalia. Quelle stesse conclusioni sono state riportate anche durante l’udienza di ieri, durante la quale la procura ha chiesto la condanna dell’imprenditore moglianese a 8 mesi, e la difesa la sua completa assoluzione, come poi è stato deciso dal giudice accogliendo anche le testimonianze dei consulenti tributari chiamati dalla difesa a chiarire cose fosse dovuto e no, dall’imprenditore.
Per l’ex presidente dell’Union Pro di Mogliano (squadra che proprio a seguito delle sue vicende giudiziarie ha vissuto un periodo non facile) una vittoria importante anche sul fronte della credibilità pubblica, che arriva a due mesi dalla sua scarcerazione dagli arresti decisi a seguito dell’indagine della Direzione antimafia da cui ora dovrà difendersi in tribunale.
Gaiba, da luglio, si sarebbe rimesso a lavoro proprio per quella Chemnet di via Italo Svevo finita nell’occhio del ciclone per aver - secondo l’accusa - favorito gli interessi della ’ndrangheta.
Per gli inquirenti infatti l’azienda, assieme alla “AG Film” avrebbero spianato la strada ad un’impresa tutta finanziata con soldi della malavita calabrese. La Ag Film è stata fondata da Gaiba nel 2011 assieme a Francesco Aloe, figlio del boss Nicodemo Aloe, a cui ha ceduto tutte le quote nel 2013; ha operato fino alla richiesta di messa in liquidazione avvenuta dopo che la sede legale oltre a quella amministrativa dal 2014 è nel crotonese ma prima era ubicata in quella stessa via Ippolito Nievo che ospita la Chemnet di Gaiba, tutt’ora operante, e anche la “Soluzioni Platische”, società guidata dal figlio di Gaiba, specializzata sempre nel riciclo dei rifiuti plastici, in cui Marco Gaiba è consulente direzionale, e che è estranea all’inchiesta crotonese. Nel corso di un controllo nel capannone in cui operava una delle società «riconducibili alla cosca» degli Aloe (la “Aloe plastic”) gli inquirenti vi scoprono a lavoro dipendenti che si dichiarano assunti, o in prova, da parte della “Chemnet”, citano Gaiba ma fanno riferimento diretto alla famiglia Aloe». —
F.D.W.
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