Evade milioni, preso per l’auto di lusso

CHIOGGIA. Tutto è cominciato, un anno fa, da una macchina di lusso, con targa di San Marino, che scorrazzava per Chioggia, guidata da un tipo ben vestito e con l’aria imprenditoriale. Una presenza che aveva insospettito i militari della compagnia della guardia di finanza, al punto da indurli a svolgere delle indagini che hanno portato, in questi giorni, alla scoperta di una società “esterovestita”, sconosciuta al fisco italiano, che, tra il 2009 e il 2014, aveva nascosto ricavi per quasi 12 milioni di euro ed evaso imposte per quasi 3 milioni (2,3 di Iva e 0,5 di Ires), sotto la guida di un chioggiotto, ora 47enne, di una aspirante Miss Italia e della madre di lei, tutti indagati e denunciati per evasione fiscale.
L’indagine è partita, si potrebbe dire, alla vecchia maniera: dal numero di targa le fiamme gialle sono risalite al proprietario che poi era la società sammarinese. Chi era allora il guidatore abituale della vettura? Un finto controllo stradale per verificare i documenti ed ecco saltar fuori l’identità del chioggiotto; una visura in Camera di commercio ed emergono i nomi dei soci, ovvero il chioggiotto stesso e una donna di Rimini. Quest’ultima, però, non aveva i requisiti per amministrare la società e, dopo poco tempo, aveva lasciato la carica e trasferito la residenza negli Emirati Arabi Uniti. Al suo posto era subentrata la figlia che, qualche anno prima, sembrava voler percorrere un’altra carriera, essendo stata eletta Miss Riccione e Modella Domani a Miss Italia 2007. Invece la ragazza era destinata ad amministrare formalmente la finta società sammarinese fino all’epilogo odierno.
Intanto, le indagini, sempre condotte dalla guardia di finanza di Chioggia, proseguivano per mappare la rete commerciale della società e capire se effettivamente la sede fosse a San Marino o se non si trattasse di un trucco per evadere il fisco. Ma le ramificazioni commerciali non erano semplici da seguire: la società del chioggiotto opera, all’ingrosso, in diversi settori, dalla macchinette distributrici, ai profilattici e questo implica rapporti con centinaia di fornitori e acquirenti. E, infatti, sono centinaia i questionari che vengono inviati alle aziende che hanno rapporti con quella sotto indagine e, piano piano, si cominciano a tirare i fili e a capire che i rapporti commerciali hanno luogo in Italia e che la sede estera è “finta”, nonostante la mancanza di collaborazione da parte del chioggiotto che, interrogato, non ha mai risposto alle domande.
A un certo punto, per questioni burocratiche di gestione dell’indagine, la Guardia di Finanza di Chioggia passa l’informativa all’Agenzia delle Entrate di Rimini, che verifica la fondatezza delle irregolarità e trasmette gli atti alla Procura che delega la locale Guardia di Finanza all’esecuzione degli atti, disponendo un sequestro preventivo (su conti correnti e beni mobili) per 2,8 milioni di euro, in collaborazione con la gendarmeria sammarinese.
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