Educazione sessuale e atenei sicuri, le richieste degli studenti avanzate in due questionari

Chiedono l’educazione sessuale e affettiva a scuola, gli studenti medi. La chiedono perché la ritengono la via maestra affinché i giovani uomini apprendano la grammatica delle relazioni e le giovani donne possano crescere libere, senza temere di essere le prossime nella conta senza fine dei femminicidi.
Il Coordinamento degli studenti medi, in occasione dell’avvicinarsi alla ricorrenza dell’8 marzo, ha lanciato un questionario sull’educazione sessuale ricevuta tra i banchi e, più in generale, sull’ambiente scolastico. Su oltre un centinaio di partecipanti, il 93% ha dichiarato di voler partecipare a lezioni o dibattiti sul tema della sessualità ed affettività.

Per il 71% degli studenti, ciò che è stato insegnato loro durante le ore di educazione sessuale era già risaputo o per nulla utile, mentre solo il 21% è rimasto soddisfatto dagli insegnamenti impartiti.
«A scuola non abbiamo la possibilità di confrontarci su questi temi e porci delle domande fondamentali, ma sappiamo che un reale cambiamento per mettere fine alla violenza di genere può partire solo da noi», spiega il Coordinamento.
Un esempio? Il concetto di rifiuto. L’84% degli studenti ha detto di non aver mai sentito parlare, in classe, di come saperlo accettare ed esprimere. E ancora, l’80% non ha mai sentito parlare, a scuola, di rapporti che non fossero eterosessuali.

«Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin si è spesso parlato dell’educazione sessuale come primo passo per affrontare la violenza di genere», continua il Coordinamento, aggiungendo che se il 19% dei partecipanti al questionario ha detto di aver assistito a un episodio di molestie a scuola e il 69,5% di aver sentito usare un linguaggio sessista da parte dei docenti, «il quadro della situazione è molto grave, se i professori sono i primi a mettere in atto comportamenti discriminatori».

Anche il collettivo universitario Liberi Saperi Critici (Lisc) ha lanciato da poco sul web il questionario “Università Si-Cura”, sulle molestie e le discriminazioni negli atenei veneziani. In soli pochi giorni sono state raccolte circa 300 risposte. Più della metà dei partecipanti non era a conoscenza dei codici di condotta e della figura del consigliere di fiducia, figura che tutela chi subisce molestie.
«La violenza violenza di genere e patriarcale, le molestie e le discriminazioni avvengono anche nei luoghi della formazione sia a partire da docenti che da studenti» commenta il collettivo, prendendo ad esempio i casi delle università di Torino, Roma e Padova. «Come se non bastasse, gli organi che dovrebbero essere preposti alla cura e alla difesa delle persone vittima di molestie non funzionano adeguatamente, tra consigliere di fiducia difficilmente reperibili (l'ultimo nome della consigliera di fiducia a Ca' Foscari risale alla nomina del 2010), o che addirittura non esistono come allo Iuav».
Anche per questo, l’appuntamento è per l’8 marzo, alle 17.30, in campo Santa Margherita dove ci sarà il corteo in occasione dello sciopero transfemminista organizzato da Non Una Di Meno, a cui ha aderito anche il collettivo Lisc.
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