Donna morta, l’autopsia non scioglie i dubbi

Caorle. Annamaria Gnan, 61 anni, è spirata dopo un intervento. Attesa per gli esami istologici
CAORLE. Si è svolta ieri mattina all’ospedale di Portogruaro l’autopsia sul corpo della 61enne Annamaria Gnan, la donna di Caorle deceduta nella notte tra il 13 e il 14 settembre scorsi, ad una settimana da un intervento effettuato alla parete addominale al Policlinico San Giorgio di Pordenone. L’esito dell’esame autoptico, iniziato alle 9.30 e durato quasi tre ore, non avrebbe fatto emergere elementi utili per stabilire al momento l’esatta causa del decesso. Per avere un quadro più preciso sulle cause della morte bisognerà quindi attendere l’esito degli esami necroscopici, i riscontri istologici dopo il prelievo dei tessuti e la disamina della cartella clinica della donna. Allo stato attuale, quindi, non vi sono riscontri decisivi che possano stabilire quale sia stata la natura della cessazione delle sue funzioni vitali.


L’autopsia è stata eseguita nella cella mortuaria dell’ospedale San Tommaso dei Battuti dalla dottoressa Barbara Bonvicini, consulente tecnico medico legale, che ora avrà 60-90 giorni di tempo per delinearne gli esiti. Presente all’ispezione anche la dottoressa Alessandra Rossi, medico incaricato dall’avvocato della famiglia della donna, che si è affidata allo studio di consulenza legale 3A, e il consulente della difesa, il dottor Giuseppe Del Ben, direttore sanitario del Policlinico San Giorgio di Pordenone. «Non è emersa evidenza», ha detto ieri Del Ben, «che la colpa medica sia la causa dello scompenso circolatorio a componente emorragica-digestiva, che ha causato la morte improvvisa della paziente, recentemente operata alla parete addominale e non allo stomaco come da altri sostenuto».


Per la morte di Annamaria Gnan la Procura di Pordenone ha iscritto sul registro degli indagati per omicidio colposo sette medici e un’infermiera: un atto a tutela delle garanzie difensive che ha consentito la nomina di periti di parte all’autopsia. La donna, lo scorso 6 settembre, si era sottoposta ad un intervento al Policlinico San Giorgio di Pordenone. Secondo i familiari avrebbe avvertito forti dolori al fianco e nonostante questo era stata dimessa, con la rassicurazione di come fossero la normale conseguenza della quantità d’aria introdotta durante l’operazione. Ma con il passare delle ore la situazione precipita e la donna muore in casa, nella notte tra il 13 e il 14 settembre. Il direttore sanitario del Policlinico San Giorgio di Pordenone aveva invece fin da subito parlato di «morte incerta» e di come la donna fosse uscita in condizioni di «piena dimissibilità».
(a.con.)


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