Donna morta in ospedale a Dolo Condanna per due medici

DOLO. Due medici sono stati condannati per omicidio colposo per il decesso di Loredana Scantamburlo, avvenuto nel novembre del 2008: si tratta dei dottori Lovero Chinello e Mauro Marzola, all’epoca in forze al reparto di Pneumologia e Medicina dell’ospedale di Dolo. Riconosciute loro le attenuanti generiche, la giudice del Tribunale diDolo Nicoletta Stefanutti, ha condannato Chinello a 4 mesi di reclusione e Marzola a un anno, concedendo loro il beneficio della sospensione condizionale della pena, non avendo precedenti. La giudice ha però anche condannato i due medici al risarcimento dei danni ai familiari della donna, stabilendo una provvisionale di 180 mila euro a favore di ognuna delle due figlie (sarà il Tribunale civile a stabilire il risarcimento complessivo). I due medici sono stati anche condannati al pagamento delle spese processuali, rimborsando 9 mila euro a ciascuna parte civile (rappresentata dagli avvocati Pessi e Pertile). Inoltre, il Tribunale ha disposto la trasmissione del fascicolo alla Procura perché verifichi «eventuali condotte di penale rilevanza nei confronti di Marcato Luca o altro personale del reparto di Pneumologia».
La giudice ha invece assolto da ogni accusa gli altri due medici rinviati a giudizio: si tratta di Dorino Danieli (medico della donna, rappresentato dagli avvocati Luigino Martellato e Fabio Dei Rossi) e di Gaia Mazzetto (avvocato Lorenzo Locatelli), all'epoca in forze al Pronto Soccorso, dell’ospedale di Dolo.
Il calvario della signora Scantamburlo ha avuto inizio il 21 novembre 2005, con forti dolori addominali, vomito, ansia, la perdita di 3-4 chili di peso in pochi giorni. La donna è soggetta ad alterazione della calcemia da iperparatiroidismo primitivo, ma - ricoverata in Pneumologia, poi in Medicina - secondo l’accusa mossa dal pm Bressan non le vengono prescritti accertamenti in tal senso, fino al 23 novembre. Gli esami che dimostrano «un tasso altissimo di calcio nel sangue, quasi incompatibile con la vita» - si legge nel capo d'imputazione - ma non vengono letti. «In un simile contesto di omissioni ed errori diagnostici, e conseguente erronea ed insufficiente terapia», è l'accusa, «il 25 novembre le condizioni cliniche della paziente precipitavano».
I periti nominati dal giudice come quelli di parte civile - osserva l’avvocato Martellato - hanno escluso alcuna responsabilità del medico di base Danieli. Esclusa anche qualsiasi responsabilità da parte della dottoressa Mazzetto, che ha visitato la donna per prima al Pronto soccorso, prescrivendo gli esami. I due medici condannati, potranno ricorrere in appello.
Roberta De Rossi
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