Don Claudio saluta la parrocchia e vola in Paraguay «Ho gioia e fede»

La storia
Mollare tutto e partire. Salire su un areo a Venezia e, dopo quasi due giorni di viaggio e un paio di tappe, sempre con la mascherina a coprire bocca e naso, arrivare dall’altra parte dell’Atlantico. Atterraggio ad Asunción, capitale del Paraguay. «Un po’ di preoccupazione c’è, soprattutto per la questione sanitaria», racconta don Claudio Sartor, «ma so che farò un’esperienza di comunità e fratellanza molto importante, per me e per la diocesi». Don Claudio, 42 anni e di Spinea, sacerdote dal 2014 con esperienze da cappellano e vice-parroco a Martellago e Scorzè, partirà oggi per il Paraguay. E dopo i primi tre mesi nella capitale, per impratichirsi con la lingua e la cultura locale, raggiungerà la diocesi di San Juan Bautista de Neembucu, sede di una missione della Diocesi di Treviso. Comunità contadina, cultura rurale. Agricoltura e allevamento. Paludi e zone umide. Immaginate il Veneto povero e contadino dell’inizio del secolo scorso, ma con il rischio dengue e il guaraní come dialetto. «Ci sarà da lavorare per rafforzare la fede delle comunità locali», racconta don Claudio, «e allo stesso tempo lavorare per far crescere le comunità sul fronte della cultura, dell’emancipazione civile». Don Claudio non sarà solo. Ad aspettarlo nella sede parrocchiale del distretto ci saranno don Lorenzo Tasca, don Paolo Cargnin (già parroco a Salzano) e le cooperatrici pastorali Germana Gallina e Debora Niero. Un mese e mezzo fa la messa di invio, nella chiesa di Santa Bertilla di Spinea, con il vescovo Michele Tomasi. Insieme a don Claudio c’erano i familiari, gli amici, i parrocchiani e tutti coloro che hanno fatto un pezzo di strada insieme a lui. E che lo accompagneranno a distanza in questa nuova avventura, lunga almeno un decennio. «Sono consapevole che è una scelta che cambierà totalmente la mia vita, ma ho la gioia e la fede nel cuore, so che sarà una grande esperienza». —
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