Domenica l’incontro con i valdesi

Domenica prossima, primo giorno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si concluderà il 25 gennaio, il Patriarca Francesco Moraglia predicherà nella chiesa valdese a Palazzo Cavagnis.
Agostino Garufi, classe 1926, ne fu pastore dal 30 settembre 1970 al 31 luglio 1981. Abita con la moglie a Mestre. Ha tre figlie Giuseppina, Irene, Gabriella. Reverendo pastore dopo Trapani e Cosenza è sbarcato a Venezia. «Era il 1970» ricorda «La comunità valdese era esigua, un centinaio di persone. Ogni domenica facevo tre culti, alle 9 a Mestre, alle 11 e alle 18 a Venezia e ogni 15 giorni mi recavo a Treviso».
Nel tempo ha incontrato Patriarchi della diocesi veneziana
«I cardinali Albino Luciani e Marco Cè. Il Patriarca Cè in 150 anni di presenza valdese a Venezia ha pronunciato la prima e finora unica omelia/meditazione nella nostra comunità».
Domenica alle 11.30 ospiterere invece il Patriarca Moraglia a Palazzo Cavagnis.
«È straordinario. Auspico che la fraternità ecumenica possa intensificarsi e approfondirsi».
Lei pregava in Basilica di San Marco?
«Lo facevo durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Erano momenti privilegiati e non gli unici durante l’anno. Con Venezia c’erano rapporti fraterni ottimi. La diocesi aveva un grande sacerdote, don Germano Pattaro, animatore del gruppo ecumenico. Tra i gruppi cattolici e valdesi ci si incontrava ogni 15 giorni. Si leggeva il Nuovo Testamento. Regolarmente a San Basso si tenevano conferenze di alto livello».
Queste permisero altri incontri.
«Ricordo in particolare un pranzo a Palazzo patriarcale. In quell’occasione mi rallegrai con il Patriarca Luciani perché finalmente potevo avere un contatto non solo con un Vescovo cattolico ma addirittura l’invito a casa sua».
Davvero quell’incontro conviviale fu così singolare?
«Certamente. I miei ricordi erano altri. Nel 1955, a Mazara del Vallo, il vescovo della Chiesa cattolica si recò dal commissario di polizia che mi diffidò a predicare il Vangelo».
Ricorda altri episodi?
«Era il 1974, l’anno del referendum sul divorzio. Gli universitari della Fuci che si incontravano a San Trovaso presero posizione a favore del divorzio. Entrarono in contrasto con il Patriarca Luciani che gli vietò l’uso di spazi in diocesi. Su questo fatto gli scrissi dispiaciuto una lettera e diedi la disponibilità ad utilizzare i nostri locali sociali. I giovani si spostarono da noi. Il Patriarca mi rispose che la Chiesa cattolica, gerarchica, si aspetta obbedienza».
Con Papa Francesco è arrivata la primavera ecumenica.
«E la speranza di nuove aperture».
Dei recenti spargimenti di sangue a Parigi cosa pensa?
«Condanno questi atti terroristici in nome di Allah o di una religione. Sottolineo l’importanza della libertà anche con la satira o l’ironia, sempre, ma deve essere responsabile e rispettosa della sensibilità dell’altro. Il valore alla base della convivenza civile è l’amore verso il prossimo. La terra così sarebbe un Paradiso».
Nadia De Lazzari
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia