Dilaga la protesta a Mirano Quattro istituti “occupati”

MIRANO. Contagio riuscito. La protesta messa in atto martedì dagli studenti del Ponti-Lorenz si allarga a macchia d’olio e coinvolge gli altri istituti miranesi. Quattro le scuole superiori che ieri, con modalità e tempi diversi, hanno dato inizio a tentativi più o meno riusciti di occupazione dei plessi. Coinvolti quasi 5 mila studenti: protestano contro il diritto allo studio negato e la condizione generale della scuola in Italia dopo le ultime riforme, ma soprattutto contro quella particolare dei loro istituti, dove, ribadiscono: «Manca tutto, piove dentro, cadono pezzi di intonaco e i pochi soldi disponibili si spendono per comprare nuovi vasi di fiori da piazzare agli ingressi».
La lunga notte di protesta inizia presto, addirittura prima della mezzanotte di martedì, quando diversi studenti si danno appuntamento nella piazza della cittadella scolastica di via Matteotti. Parlano, discutono sul da farsi, ma la minaccia di occupare gli istituti era partita già martedì. Arrivano così anche i carabinieri a controllare l’assembramento. Passate le 23 di martedì il primo tentativo di intrusione, fallito, all’Itis Primo Levi: alcuni studenti, forse nemmeno dello stesso istituto, tentano di entrare a scuola con taglierini per incidere le guarnizioni delle finestre e spranghe per sbarrare le porte. Ma scatta l’allarme e intervengo i carabinieri di ronda che evitano l’occupazione. Gli altri istituti decidono così di attendere: alle 3 di notte ci provano quelli del liceo Majorana-Corner e stavolta l’intrusione riesce, attraverso una finestra difettosa. In tre si intrufolano nell’edificio e preparano l’occupazione bloccando le porte incastrando delle sedie dall’interno nei maniglioni antipanico e prendendo simbolicamente possesso dell’istituto. Alle prime luci dell’alba però qualcuno apre le porte ai carabinieri venuti per discutere coi capi rivolta: militari e rappresentanti degli studenti concordano una linea che coinvolga tutta la scuola e metta al riparo gli occupanti da possibili denunce. L’occupazione diventa assemblea permanente e gli studenti decidono con la preside Carla Berto di individuare una serie di reclami alla base della protesta, con la promessa che saranno inviati alle autorità competenti. Secondo il patto da stamattina le lezioni ai licei dovrebbero tornare regolari, ma qualcuno spinge per non cedere e promette nuove azioni eclatanti.
Duri e puri invece all’Itscg 8 Marzo, dove l’occupazione parte di mattina, all’apertura dell’istituto: i ragazzi entrano per non fare lezione e iniziano a programmare laboratori autogestiti. Chi non condivide la protesta è costretto a uscire e tornare a casa. All’Itis, dopo il fallito raid notturno, le lezioni partono regolarmente ma anche in questo caso con pochi studenti. Tanti, scoraggiati dal marasma generale, decidono di disertare e si riversano in strada. La situazione più tesa resta al Ponti, da dove la protesta è partita lunedì col tentativo di occupazione stroncato sul nascere dall’arrivo dei carabinieri e dalla denuncia della preside per interruzione di pubblico servizio. Ieri nuovo tentativo, ancora fallito, ma gli studenti si sono comunque rifiutati di sedersi tra i banchi. La maggior parte è rimasta in strada, in via Torino, a scandire cori e lanciare petardi. Poi la protesta si è dispersa. Il quadro della giornata insomma si presenta variegato e confuso: si cerca di capire le reali intenzioni degli studenti da qui a Natale, ma il fronte appare spaccato. All’8 Marzo sembrano esserci gli irriducibili decisi a proseguire l’occupazione, qualcuno dice addirittura fino a Natale. Il clima rimane incandescente.
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