Difficile ricavare il Dna dallo scheletro ritrovato

Giallo di Marcon: gli investigatori stanno incontrando sempre più difficoltà Lucia Manca è scomparsa dal 7 luglio, cresce l’attesa per i risultati dei Ris
Cogollo del Cengio ritrovamento cadevere in decomposizione zona Ponte San Agata nella foto Carabinieri della stazione di Piovene indicano il punto dove giaceva il corpo
Cogollo del Cengio ritrovamento cadevere in decomposizione zona Ponte San Agata nella foto Carabinieri della stazione di Piovene indicano il punto dove giaceva il corpo

di Carlo Mion

MARCON

La difficoltà di ricavare il Dna da uno scheletro si può sintetizzare nel fatto che si va per tentativi. E a quel punto, si spera, diventa solo una questione di tempo. Perché a volte capita che da uno scheletro non si riesca a ricavare il Dna.

Sono queste le difficoltà che stanno incontrando gli specialisti del Ris di Parma che da qualche settimana stanno cercando di ricavare, dallo scheletro rinvenuto il 6 ottobre a Cogollo del Cengio, il Dna per poterlo comparare con quello di Lucia Manca.

Gli esperti quando iniziano la ricerca del codice genetico in uno scheletro si augurano di poter trovare del midollo osseo che consente un accertamento, relativamente veloce, del Dna. Se non c’è midollo la ricerca avviene sul tessuto osseo. Questo comporta, però, il ritrovamento di frammenti di questa «carta d’identità», che non sempre sono sufficienti a ricavare la sequenza dei sedici numeri doppi (rappresentazione grafica dei geni che costituiscono la catena) che rappresentano per i neofiti il Dna. Spesso non si raggiunge il numero sufficiente di numeri e allora si va per tentativi. L’analisi del Dna prevede, come da protocollo internazionale, che si debba raggiungere il 99,9 per cento delle coppie di numeri per avere la certezza che quel Dna sia utilizzabile in «biologia forense». Capita quindi che si possa ricavare una sequenza di numeri ma non sufficienti per poter dire che quello è il Dna. Allora si prova con altro tessuto, magari prelevato da un altro osso. E ciò chiede altri giorni di lavoro. Con la possibilità che, colpa la cattiva conservazione dello scheletro, non si arrivi a determinare il Dna.

Nel caso dello scheletro di Cogollo del Cengio, gli investigatori che si occupano degli accertamenti scientifici hanno a disposizione anche un grumo di capelli. Si tratta di capelli, per alcuni, compatibili con quelli di Lucia Manca. Però capelli che non possono fornire grandi risposte. Infatti il Dna che si può ricavare è del tipo mitocondriale molto soggetto a contaminazioni. Per renderlo inutilizzabile, basta anche solo un respiro.

Mentre si attendono le risposte del Ris di Parma proseguono le indagini sulla sparizione di Lucia Manca, ma che per il momento hanno portato solo a degli indizi. Utili quando gli investigatori avranno, almeno, un cadavere da assocciare alla scomparsa della bancaria.

Anche questa sera la trasmissione «Chi l’ha visto?», si occupa del caso.

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