Difetto di notifica Torna in libertà Bruno Di Corrado Mestre al Riesame

Respinta la prima tranche di ricorsi presentati dagli imputati L’ex sindaco ha negato il voto di scambio alle ultime elezioni
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - ERACLEA - MESTRE MIRCO CANDIDATO SINDACO
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - ERACLEA - MESTRE MIRCO CANDIDATO SINDACO

VENEZIA. Un banale errore di notifica ha consentito a Bruno Di Corrado, consulente del lavoro tarantino ma domiciliato a Noventa, 69 anni, di uscire dal carcere di Terni e fare ritorno a casa, di nuovo libero. Il nome di Di Corrado è finito nella maxi inchiesta del pm Roberto Terzo sui Casalesi ad Eraclea. Il professionista è accusato di aver fatto parte dell’associazione a delinquere capitanata dal boss Luciano Donadio in qualità di “consulente” per mettere a segno le frodi fiscali attraverso le aziende controllate dal sodalizio. Un ruolo, quello di Bruno Di Corrado, che la gip Marta Paccagnella, richiamando le parole del pm, aveva definito «né occasionale e tanto meno marginale». Ieri, davanti ai giudici del Riesame (presidente Licia Marino, a latere Savina Caruso ed Alessandro Gualtieri), il suo difensore, l’avvocato Stefania Pattarello, ha evidenziato come la fissazione dell’udienza del Riesame non fosse stata notificata all’altro difensore, l’avvocato Giorgio Pietramala, che Di Corrado aveva nominato in sede di interrogatorio di garanzia a Terni. Di qui la perdita di efficacia della misura cautelare per l’omessa notifica dell’atto e, quindi, la scarcerazione disposta dal Riesame. Bruno Di Corrado era presente all’udienza.

Ricorsi tutti rigettati

La prima tranche di ricorsi al Riesame in discussione ieri è stata rigettata in toto. Confermato l’impianto accusatorio su cui si poggia l’inchiesta e, quindi, le esigenze e le misure cautelari, per Angelo Di Corrado (figlio di Bruno), Claudia Zennaro, Michela Basso, Nunzio Confuorto, Valentino Piezzo, Renato Veizi, Fabrizio Formica, Paolo Antonio Valeri, Vincenzo Centineo, Manuel Franchellucci. Hanno rinunciato al Riesame Daria Poles (destinataria dell’obbligo di dimora) e Christian Sgnaolin, considerato dagli inquirenti uno dei sodali più fedeli di “zio Luciano”. Quest’ultimo è stato portato a Venezia da Roma, dov’è detenuto, su sua richiesta. Salvo poi rinunciare alla discussione dell’istanza. Il ricorso presentato per conto di Andrea Giacoponello è stato dichiarato inammissibile perché presentato solamente via posta elettronica certificata. Il ragionamento alla base dei rigetti sarà messo nero su bianco dai giudici entro 45 giorni. Potrebbe essere stata valutata dirimente la mancata dissociazione da parte degli indagati. Il pm Terzo non si era opposto all’istanza di arresti domiciliari per Claudia Zennaro e Valentino Piezzo. Ma il Riesame l’ha pensata diversamente, respingendo ogni richiesta di alleggerimento delle misure cautelari disposte dal gip.

Mestre parla con il pm

Oggi, tra le altre, sarà discussa l’istanza di Riesame presentata dall’avvocato Emanuele Fragasso per il sindaco dimissionario Mirco Mestre, accusato di voto di scambio politico-mafioso e detenuto a Tolmezzo. «Nessun accordo preliminare o successivo alle elezioni per lo scambio di voti con i Casalesi», aveva sostenuto Mestre davanti al gip di Udine nell’udienza di garanzia dopo l’arresto. Nel fine settimana, il sindaco dimissionario ha voluto parlare anche con il sostituto procuratore che sta conducendo le indagini. Al magistrato avrebbe sostanzialmente confermato quanto già detto al giudice friulano, ribadendo l’assenza di ogni accordo e, quindi, la correttezza della sua elezione. Per l’accusa, invece, i voti (circa un centinaio) garantiti dai Casalesi erano stati fondamentali per vincere le amministrative del 2016. Per consentire agli indagati che lo vorranno di presenziare all’udienza, parte della discussione al Riesame di oggi si svolgerà in aula bunker dove c’è la videoconferenza. Tra le altre posizioni che in giornata saranno al vaglio del Riesame quelle dell’imprenditore Samuele Faè (parte civile nel processo al broker Gaiatto), del poliziotto Moreno Pasqual e di Emanuele Zamuner, per l’accusa il tramite tra il sindaco e il boss. Domani toccherà tra gli altri ad Adriano Donadio, figlio del boss, e al bancario Denis Poles. —


 

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