Dieci anni per il fallimento della Corum spa

CINTO. Condanne per un totale di oltre dieci anni di reclusione, oltre al correlato risarcimento dei danni, per i fatti di bancarotta fraudolenta, e sentenze di non doversi procedere per l’estinzione di tutti i reati ambientali di illecita attività di recupero e smaltimento dei rifiuti, che l’accusa aveva contestato ad amministratori e collaboratori, anche in relazione alla “mala gestio” della medesima società. Si è chiuso così, a più di sette anni dall’avvio delle indagini di Guardia di finanza e carabinieri del Noe, il processo seguito al tracollo della “Corum spa” di Pradamano (Ud). Dei nove imputati, il tribunale collegiale ne ha riconosciuti colpevoli quattro. A Gabriele Trevisan, 56 anni, di Cinto, amministratore di fatto dall’agosto 2004 al fallimento - dichiarato nell’aprile 2005 - e difeso dall’avvocato Borra, è stata inflitta la pena più alta di 4 anni e 4 mesi. Condanna di 2 anni per Renato Del Torre, 74, di Cividale, amministratore unico dal dicembre 2004 al crac (avvocato Luigi Rossi), Rudy Rossetto, 44, di Oderzo (Treviso), amministratore unico dal dicembre 2003 al luglio 2004 (avvocato Roberto Mete), e Alberto Balbusso, 59, di Pozzuolo del Friuli, collaboratore (avvocato Martino Benzoni).
Il pm Paola De Franceschi aveva chiesto pene più severe per tutti, ma la concessione delle attenuanti generiche prevalenti su aggravanti e recidive (con la sola eccezione di Trevisan) e l’assoluzione per alcuni dei capi hanno contribuito ad abbassarne il calcolo finale. I giudici li ha inoltre condannati a risarcire i danni alla parte civile - il fallimento, costituito con l’avvocato Roberto Paviotti -, rinviando ad altra sede la quantificazione e concedendo una provvisionale di 70 mila euro (da limitarsi a Balbusso e Rossetto fino alla concorrenza di 15 mila). Accusati di avere distratto beni e somme di denaro della fallita, a più riprese, per un valore di circa 950 mila euro, insieme agli altri cinque imputati erano chiamati a rispondere anche di concorso in una serie di reati satellite riconducibili a contravvenzioni ambientali. La Corum avrebbe, cioè, gestito ingenti quantità di rifiuti non pericolosi (legno, carta, cartone, imballaggi in materiale plastico e ferroso), in violazione e assenza delle autorizzazioni di legge. Un vero e proprio traffico, insomma, finalizzato a conseguire profitti per attività di recupero dei rifiuti che in realtà - questa la tesi accusatoria - non venivano effettuate. Nel mirino, anche la raccolta e lo stoccaggio, nonchè il successivo abbandono, di oltre 1.300 tonnellate di immondizie nel capannone di Pradamano preso in affitto dalla “Luciano Fantinel srl”.
Caduti nel frattempo in prescrizione i reati, il tribunale ha dichiarato il non doversi procedere per gli stessi Trevisan, Del Torre, Rossetto e Balbusso, oltre che per Claudio Sturmigh, 56, di Faedis, amministratore della “Friul Terges srl” di Pradamano (avvocato Gianluca Visonà), Paolo Bonacina, 42, di Lecco (avvocato Federico Carnelutti), Arrigo Dalla Libera, 60, di Oderzo (avvocati Carnelutti e Mete), Lionello Boccato, 53, di Salgareda, in provincia di Treviso (Carnelutti e Mete), e Giambattista Missana, 43, di Spilimbergo (avvocato Antonio Malattia), tutti collaboratori e soci.
Luana de Francisco
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