Demont Ambiente in crisi nera via libera all’autofallimento

Nominato ieri il curatore fallimentare della società che stava bonificando l’area Montesyndial Tutti in cassa integrazione i 45 dipendenti, a rischio anche la holding in concordato preventivo
Di Gianni Favarato
protesta dei lavoratori davanti alla sede della DEMONT GROUP in via Torino 180 Mestre
protesta dei lavoratori davanti alla sede della DEMONT GROUP in via Torino 180 Mestre

Dopo la procedura di concordato preventivo avviata dalla holding Demont Group srl della famiglia mestrina Gerotto per tentare la difficile impresa di ripianare il buco in bilancio di oltre 20 milioni di euro, ieri è toccato ad una delle maggiori società controllate. Si tratta di Demont Ambiente srl, specializzata in demolizioni di impianti industriali, bonifiche e messe in sicurezza ambientale, in procedura fallimentare su sua richiesta, dopo che aveva portato i libri contabili in tribunale: ieri è stata nominata dal Tribunale di Venezia come curatore la consulente commerciale di San Donà Lucia Milani.

Per i 45 dipendenti di Demont Ambiente, che ha sede in via Torino 180, scatta così la cassa integrazione straordinaria per cessazione d’attività che, su decisione del curatore fallimentare appena nominato, potrebbe tradursi presto in licenziamento con iscrizione nelle liste di mobilità dei Centri per l’impiego.

Demont Ambiente operava anche in Puglia e Campania con proprie maestranze che ora rischiano il posto. Del resto, da mesi Demont Ambiente srl aveva perso la fiducia delle banche che hanno sospeso le linee di credito. La crisi di Demont Ambiente srl, della quale è amministratore delegato Eugenio Gerotto, ha complicato la vita anche alle altre società, sue alleate nell’associazione temporanea di impresa (Ati) di cui aveva la maggioranza delle quote, che stava lavorando nell’area industriale dismessa di Syndial (Eni) e Montefibre, dove dovrebbe sorgere un nuovo terminal portuale, a cominciare dalla ditta socia, Rpm che non ha avuto più la possibilità di pagare gli stipendi e la tredicesima ai suoi dipendenti.

Perfino Enel e Italgas, committenti di Demont Ambiente, a un certo punto hanno dovuto interrompere l’appalto per mancato pagamenti dei contributi di legge dovuti ai lavoratori. A loro ci ha pensato l’Autorità Portuale, anticipando a questi lavoratori il denaro dovuto all’Ati per i lavori eseguiti nell’area Montesyndial.

Non va meglio per la holding della famiglia Gerotto, Demont Group, che ha presentato una richiesta di concordato preventivo che il prossimo 26 febbraio sarà presa in esame dal tribunale di Venezia (nominato come commissario giudiziale un altro commercialista di San Donà, Renzo Bortolussi).

Il Tribunale civile, presieduto dal giudice Roberto Simone, ha dato il via libera nell’autunno scorso alla procedura di concordato preventivo per Demont Group che aveva accumulato un passivo di più di 25 milioni. I sindacati sono preoccupatissimi per la piega degli eventi che coinvolgono, oltre ai 45 dipendenti veneziani di Demont Ambiente srl, quelli che operavano negli altri cantieri in Italia e quelli della Holding. «La situazione della Demont è drammatica», dice Michele Valentini della Fiom-Cgil, «stiamo cercando in tutti i modi di tutelare i lavoratori affinché non vadano ad ingrossare le fila dei disoccupati e possano magari trovare un nuovo sbocco occupazionale».

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