De Masi torna a casa «Voleva solo cancellare i post»
JESOLO. E’ tornato nella sua casa di Jesolo Roberto De Masi, 50 anni, che era finito in carcere con l’accusa di rapina e sequestro di persona. Ieri infatti il giudice per le indagini preliminari...
JESOLO. E’ tornato nella sua casa di Jesolo Roberto De Masi, 50 anni, che era finito in carcere con l’accusa di rapina e sequestro di persona. Ieri infatti il giudice per le indagini preliminari Giuliana Galasso non ha confermato il fermo di polizia e ha disposto il solo obbligo di presentazione due volte alla settimana in caserma ridimensionando quindi i fatti di cui l’uomo era accusato, coinvolto in una lite con Massimo Dalla Mora. Una lite, come ha spiegato lo stesso De Masi - difeso dall’avvocato Renato Alberini - scoppiata per difendere la sua attuale compagna ed ex di Dalla Mora, dopo che questi aveva scritto su facebook dei messaggi poco carini nei suoi confronti, fornendo agli utenti del social network numerosi elementi per poterla identificare. Messaggi a causa dei quali il marito della donna aveva scoperto le sue relazioni clandestine. Una lite nella quale, prima con la minaccia di un coltello e poi di una mazza da baseball, De Masi era riuscito a strappare il telefono al rivale, con il solo scopo di cancellare quei messaggi. E aveva obbligato Dalla Mora a salire in macchina - per circa due ore - per raggiungere un negozio di telefonia dove fare il back-up del telefonino. Secondo il giudice «è sufficientemente chiaro che l’indagato fosse interessato non tanto al cellulare in quanto oggetto, ma ai suoi contenuti e, in particolare, che fosse interessato a cancellarne alcuni come ha fatto e forse a controllare che nella scheda di memoria non ve ne fossero di altri compromettenti per la donna». «Nessun rapinatore che miri esclusivamente a impossessarsi del telefono trascina con sé il rapinatore in giro per i negozi di telefonia né si preoccupa di restituirgli la sim o di riparare un cellulare probabilmente di non elevato valore commerciale». Secondo il giudice inoltre non sussiste il delitto di sequestro di persona: «La parte offesa ha raggiunto la propria abitazione in bicicletta, è scesa e parcheggiarla» ed è tornato indietro per «salire sull’auto dove erano gli indagati. E’ entrato con loro in più negozi e mai ha chiesto aiuto».
Francesco Furlan
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