Dalle moeche al “Ghebo”. Federico di MasterChef pronto alla nuova sfida

Il personaggio
Il sogno di Federico diventerà realtà fra una settimana. Il 16 aprile aprirà i battenti Ghebo, il ristorante di pesce di Federico Penzo, il giovanissimo pescatore reduce dalla partecipazione a MasterChef Italia. Ai fornelli Federico, in sala il cugino socio Nicola Padoan. Trenta coperti con ricette della tradizione, riviste in chiave moderna e con qualche sorpresa.
Dopo cinque anni in barca a pescare “moeche”, cosa ti ha portato a MasterChef?
«La passione per la cucina l’ho avuta fin da piccolo, quando sbirciavo mia zia che preparava i piatti nel suo ristorante. Avevo 11 anni e avevo molta voglia di imparare. Qualche anno dopo ho fatto anche il volontario alla sagra dell’anitra a Sant’Anna, aiutando in cucina. Dopo un anno all’Itis, ho deciso di seguire questo percorso e mi sono iscritto al Centro di formazione professionale. Finito il triennio mi avevano proposto di andare a lavorare in Austria, ma ero tanto giovane e non me la sono sentita, così ho preferito seguire le orme di mio padre, del nonno e del bisnonno facendo il pescatore. Una vita dura che però mi ha insegnato tanto. Per le feste con gli amici però ho sempre continuato a cucinare».

Ma l’idea di partecipare alla trasmissione MasterChef com’è nata?
«Quasi per sbaglio. Un giorno gironzolando in facebook mi sono accorto che facevano i provini alla Nave de Vero per il Grande Fratello. Mi era venuta voglia di iscrivermi e cliccando mi sono usciti vari talent, per primo MasterChef. Mi sono ricordato di quante volte i miei amici, scherzando, mi avevano detto di provarci e così l’ho fatto. Sono stato contattando, ho superato le varie selezioni fino a arrivare al live cooking con 80 concorrenti nel quale ne sono stati selezionati 40. Sono passato, poi nella sfida a due sono passato e mi sono ritrovato tra i 20 concorrenti dell’edizione 8. Un’esperienza molto bella, da cui ho tratto tanti insegnamenti».
Com’è cucinare davanti le telecamere e sotto gli occhi dei quattro giudici e grandi chef come Antonino Cannavacciuolo, Bruno Barbieri, Joe Bastianich e Giorgio Locatelli?
«Sono state settimane impegnative, in un momento in cui a Milano faceva caldissimo e mi mancava il mare. Ho cercato refrigerio all’Idroscalo ma ho scoperto che lì non si può fare il bagno. Non è facile abituarsi alle telecamere, ma ho avuto tante belle soddisfazioni. Ho vinto due volte la mistery box, ho vinto la prova in esterna quando ero capitano di brigata, sono stato il migliore in due prove. Gli chef mi hanno fatto complementi per i progressi, in particolare Locatelli mi ha spesso caricato e anche quando sono uscito mi hanno incoraggiato a continuare su questa strada».
Da qui l’idea del ristorante?
«È sempre stato il mio sogno, ma prima non c’erano le condizioni. Dopo MasterChef ho capito che potevo mettermi in gioco e ho deciso di fare il grande passo. Io e il mio socio, Nicola, che ha esperienza come barista e cameriere, abbiamo visionato molti locali e alla fine abbiamo trovato quello che rispondeva alle nostre esigenze. Un locale piccolo, in centro storico (calle Doria 961) con la possibilità di qualche tavolo in esterno nell’estate. Accanto a me in cucina ci sarà Elia Baldin. Vogliamo valorizzare i prodotti locali, sicuramente il pesce con cui sono cresciuto, ma anche il radicchio, gli asparagi, il riso del Delta. Proporremo le ricette della cucina tradizionale, ma con qualche novità, a partire dal piatto “Mare e orti” con cui ho conquistato l’accesso a MasterChef».

Cosa significa Ghebo, il nome del tuo ristorante?
«Quando si va in laguna, in superficie si vede solo acqua, ma nei fondali si nascondono insidie, occorre conoscere bene i canali in cui si passa da quelli in cui si finisce in secca. Ecco se non si trova il ghebo si finisce in secca. Il nostro locale sarà legato alla città e alle tradizioni. Alle pareti avremo l’elica di una barca, sulle tavole le tovaglie veneziane e nelle portate i piatti tipici. In molti mi hanno cercato in queste settimane per offrirmi posti di lavoro, nei ristoranti di Chioggia, di Jesolo e di Rimini, ma io volevo provare a dar vita a qualcosa di mio. Il mio obiettivo è arrivare a aprire un ristorante a Venezia, un progetto ambizioso e costoso. Inizio da Chioggia ma rimane la bandierina piantata su Venezia». —
Elisabetta Bosolo Anzoletti
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