Dagli Zattieri agli squerarioli va in scena il forte legame tra Cadore e gente di laguna

LO SPETTACOLO
Lo sciabordio dell’acqua contro lo scafo della “buranella”, il remo dà l’andatura. Tra corti e fondamenta, scene di “religiosità popolare”. Se non fosse per qualche motore a benzina di sottofondo, e i clic dei fotografi incuriositi dalla scena, sembrerebbe un viaggio nel tempo. È invece l’ultima iniziativa della Confartigianato di Venezia a cui hanno partecipato, ieri, 25 soci a bordo delle barche dell’associazione Arzanà. Lo scopo? Rilanciare la cantieristica veneziana. Un giro di 2 ore, con partenza da San Marcuola e arrivo allo squero Casal ai Servi. In mezzo, diverse fermate.
L’obiettivo è riscoprire i luoghi della produzione di barche. Ma anche spiegare, grazie agli attori Paola Brolati e Charly Gamba (associazione Mont de Vie) i legami di Venezia con la montagna. Perché lo “squerariol” è un mestiere importato dal Cadore e dalla Val Zoldana. «Da secoli, ormai, fa parte della nostra tradizione», spiega Gianpaolo Toso della Confartigianato, «la stessa che ora va sempre più perdendosi. Per questo abbiamo sentito la responsabilità di fare qualcosa». Per dimostrare che la città è viva, anche se trasformata, e che non può basarsi solo sulla monocultura turistica. Si deve andare oltre. E per farlo, serve quella «memoria storica che è l’unica forma di rilancio verso il futuro», come dice il coiffeur Umberto Corrà. Ecco allora quel legame con la montagna iniziato nel tredicesimo secolo. Quando la Serenissima guarda ai boschi delle Dolomiti per rifornirsi di legname e i montanari, abili maestri d’ascia, decidono di spostarsi in laguna. «Ecco perché», dice qualcuno a bordo della buranella, «quando andiamo in Cadore ci sentiamo come a casa». Vestiti con abiti settecenteschi, gli attori cantano canzoni della tradizione. In campo dell’Abbazia a Cannaregio si ripercorre la storia della trafila del legno caricato sul Piave, a bordo di zattere, e diretto a Venezia.
Si arriva poi allo squero Casal ai Servi, attivo fino al 1920. Qui, a metà dell’800, nasce la gondola asimmetrica, tutt’oggi in uso.
Oggi sede dell’associazione Arzanà, ospita una collezione attrezzi e forniture di barche, compreso l’ultimo esempio di “gondolino da fresco” realizzato per le dame della Serenissima nel 1870. È l’ultima tappa di un viaggio nel tempo che, come dice Ivan Tosi (impiantista), «è fondamentale per la formazione di chi vive questa città, a dispetto di un’evoluzione tecnologica che fa perdere le radici». La Confartigianato lo riproporrà a marzo. —
Eugenio Pendolini
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