Corsa a quattro per la successione a Scola

In pole position il bassanese Parolin, sostenuto dal cardinale Bertone
 La nomina di Pietro Parolin a patriarca di Venezia ha avuto un robusto avallo dopo la prima disamina delle 4 candidature alla guida della comunità cattolica veneziana. La procedura è già stata avviata dal legato della Sacra congregazione dei vescovi, con essa sarà vagliata attentamente la rosa da cui Papa Benedetto XVI sceglierà il nome destinato a guidare la chiesa metropolita triveneta. Oltre a Parolin, fortemente voluto dalla Segreteria di Stato vaticana guidata dal cardinale Tarcisio Bertone, altri tre nomi sono entrati nel documento segreto che verrà presentato al Santo Padre per la nomina, prevista a fine estate ma storicamente più probabile a dicembre. Il più famoso è quello di
Luigi Negri
, 69 anni, attuale vescovo di San Marino Montefeltro, più noto, però, per essere stato tra i primi allievi al liceo Berchet di Milano di don Luigi Giussani, con cui fondò il movimento Comunione e liberazione. Il suo nome è stato indicato dal patriarca uscente, Angelo Scola, anche lui formatosi nel movimento ciellino e come Negri mai nominato parroco nella diocesi ambrosiana, proprio per la sua militanza nel movimento che oggi conta presenze politiche di primo piano nel centrodestra e un sistema economico fondato sulla potente «Compagnia delle opere». Questa sua appartenenza, però, potrebbe costituire anche il vero limite alla candidatura, dato che anche a Roma cominciano a sorgere i primi dubbi sul pesante passivo economico cui la gestione di Scola ha esposto i bilanci della curia veneziana per i prossimi decenni. Non aiuta certamente, poi, la scelta dello stemma vescovile voluto da Negri, in pratica uguale a quello di Alojzije Stepinac, l'arcivescovo di Zagabria processato nel dopoguerra per il suo appoggio al movimento fascista croato di Ante Pavelic, uno stemma che è percepito anche come una chiara scelta di campo politica che potrebbe essere ritenuta «poco prudente» per la nomina a Venezia. Il terzo nome, espresso dal delegato della Conferenza episcopale italiana è quello di
Giampaolo Crepaldi
, 64 anni, arcivescovo di Trieste, veneto doc (è nato a Pettorazza Grimani, nella diocesi di Chioggia), segretario del Pontificio consiglio della Giustizia e della Pace, uomo molto caro a Papa Ratzinger per aver collaborato con lui all'estensione dell'enciclica «Caritas in Veritate», tanto da nominarlo ad personam arcivescovo. Il quarto è il veronese
Giuseppe Pellegrini
, 58 anni, nominato a Pordenone Concordia lo scorso febbraio, nome di spicco dell'Azione Cattolica, unico dei 4 ad aver servito in una parrocchia, sociologo e rappresentante della «Chiesa in cammino», la più aperta al confronto e alla missione evangelizzatrice in una società fortemente secolarizzata, tanto da aver posto nel proprio stemma un bastone da viandante e una bisaccia vuota. Se gli ultimi due nomi sono però giudicati «deboli» (per l'età Crepaldi e per la recente nomina Pellegrini) spicca invece quello del bassanese (è nato a Longa di Schiavon)
Pietro Parolin
, 56 anni, attuale nunzio apostolico in Venezuela. Nonostante abbia svolto l'intero percorso pastorale nella diplomazia vaticana (in Nigeria, Messico e infine in Venezuela), Parolin ha d'altra parte dimostrato di essere uomo capace di ascolto e comunione con i fedeli ma anche di polso (inviato in Vietnam) tanto da spingere il cardinale Bertone a chiederne e ottenerne la nomina ad arcivescovo ad personam nel 2009.

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