Coppia si offre di ospitare afghani «Ma non sappiamo come fare»

/ VENEZIA
L’anima accogliente di Venezia esplode. Dopo un anno di silenzio, dovuto con molte probabilità al problema Covid-19, in questi giorni con l’emergenza afghana il desiderio di aiutare si è risvegliato. «Abbiamo ricevuto tante richieste di famiglie che si dicono disponibili ad accogliere una persona afghana e chiedono come fare» spiega la portavoce di Refugees Welcome Silvia Rizzo, associazione che si occupa proprio di creare un collegamento tra chi offre aiuto e chi lo cerca. «Molti ci hanno anche contattati per essere attivi nell’associazione e dare una mano in questo periodo di difficoltà». Oltre all’accoglienza il portavoce regionale Loris Ramazzina si sta attivando per chiedere ai comuni che vengano aperti i corridoi umanitari. La richiesta di ospitare una persona è arrivata anche direttamente ad Hamed Ahmadi che da qualche giorno ha fondato Solidarietà Italiae, spin off della piattaforma di impegno civile Cultura Italiae. Le famiglie che vogliono accogliere per adesso non hanno un punto di riferimento e non sanno come muoversi da un punto di vista burocratico. «Siamo disponibili ad accogliere una ragazza afghana, ma non sappiamo a chi chiedere informazioni» spiega Marie Ohanesian, americana armena moglie sposata con il gondoliere Roberto Nardin.
I due vivono a Mira e, dopo averne parlato, hanno scritto ad Ahmadi dicendogli che le porte di casa loro sono aperte. «Seguo con angoscia quello che sta succedendo in Afghanistan e mi ricorda la storia della mia famiglia armena che è dovuta fuggire per il genocidio, una parte in Pennsylvania e una in California» ricorda Ohanesian. Come tanti afghani veneziani arrivati qui minorenni anche i suoi parenti dovettero fuggire a 16 anni, rivedendo la loro famiglia si origine soltanto una decina di anni dopo. «Io sono parte dei Democrats Abroad, ho votato Joe Biden e tempo fa avevo anche ospitato Catherine Kennedy, ma sono delusa sia da lui che da Kamala Harris che non si è mai pronunciata su quanto sta accadendo. Sono d’accordo che bisognava lasciare l’Afghanistan, ma non in questo modo» commenta la donna. «Io e mio marito siamo due sessantenni molto giovanili, abbiamo spazio in casa e saremo davvero contenti di poter essere utili».
Il problema che si sta delineando ora è che molte realtà e associazioni vogliono rendersi utile, ma per adesso non c’è ancora una regia. Per questo Refugees Welcome sta raccogliendo le disponibilità in attesa che le istituzioni diano delle linee più chiare. In questo momento, con la notizia che l’aeroporto chiuderà il 31 agosto, regna il caos e le persone stanno raggiungendo l’aeroporto disperate. «Lo scopo di Solidarietà Italiae è proprio quello di essere un punto di riferimento e promuovere i corridoi umanitari che chiediamo vengano attivati al più presto» spiega Ahmadi. —
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