Convento di clausura chiuso e messo in vendita

MESTRE. Chiuso e in vendita il convento delle suore di clausura di Carpenedo. Le religiose lasciano un grande vuoto nella comunità, che alla loro presenza spirituale era affezionata. E lasciano anche uno spazio enorme, con un parco altrettanto grande e splendido, una struttura antica e di valore, un polmone verde nel cuore urbano. L’allontanamento delle suore che abitavano all’interno del monastero di clausura “Santa Maria Addolorata” di Carpenedo era stata annunciata. Che fossero in difficoltà, poche, anziane e malate, si sapeva da un pezzo. Ma in tanti speravano che non fosse vero e pensavano che alla fine avrebbero tirato avanti, cosa che hanno fatto per un po’.
Con l’inizio dell’anno nuovo le Serve di Maria Eremitane Scalze, hanno lasciato definitivamente la piazza e l’enorme monastero è stato chiuso. Qualcuno con il permesso vi accede, per questioni ordinarie e logistiche. «Ci siamo impegnati a far silenzio fino alla fine del 2016 e abbiamo sempre rispettato questo accordo», ha scritto qualche giorno fa sul foglio parrocchiale il parroco dei Santi Gervasio e Protasio, don Gianni Antoniazzi, «Ora che siamo a gennaio posso scrivere che purtroppo è stato chiuso il monastero delle suore di clausura adiacente alla chiesa parrocchiale». All’interno della struttura, come spiega il parroco, erano rimaste appena due monache.
Qualche mese fa, raccolte in capitolo, si erano affidate allo Spirito Santo e avevano concluso l’esperienza di vita monastica. Una di loro, suor Maria Elisabetta, è andata nel monastero di Verona. L’altra, suor Maria Pia, si è recata invece a Roma. L’anziana superiora, suor Maria Francesca, è ancora ricoverata al centro Nazareth di Zelarino. «La struttura del monastero è stata chiusa», si legge, «sono state tolte le utenze di acqua luce e gas e l’immobile è stato messo in vendita». Prosegue don Antoniazzi: «Sembra che già ci sia l’interesse della Curia e questo ci rasserena molto. Temevamo infatti che, similmente al caso dell’Umberto I al centro di Mestre, anche questo spazio potesse completamente perdere la sua vitalità e rimanere una sorta di cadavere nel bel mezzo di Carpenedo». La parrocchia, dunque, è in attesa di sapere cosa accadrà e come evolverà la situazione.
«Speriamo che la Diocesi eserciti la prelazione per fare un progetto condiviso», commenta l’assessore comunale Renato Boraso, che si era già interessato della materia, «se lo facesse si potrebbe discutere cosa farci, come utilizzarlo, ricordiamo che si tratta di un grandissimo complesso immobiliare. Se, ripeto, la Curia esercitasse la prelazione, potremmo costruire dal punto di vista urbanistico un progetto condiviso che valorizzi la piazza e la chiesa».
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