Confessa l’imprenditore che ha evaso 41 milioni

Noale. Interrogato in carcere, il difensore ha chiesto gli arresti domiciliari «Fatture false per ottenere prestiti dalle banche». Sequestrati i conti correnti
Di Giorgio Cecchetti
Morsego Interpress/M.Tagliapietra Venezia 31.07.2012.- Conferenza stampa in Procura Operazione "castelli di carta". Arrestato: Paolo Sartori
Morsego Interpress/M.Tagliapietra Venezia 31.07.2012.- Conferenza stampa in Procura Operazione "castelli di carta". Arrestato: Paolo Sartori

NOALE. Paolo Sartori ha confessato. Ieri, l’imprenditore noalese arrestato per evasione fiscale ed emissione di fatture fasulle è stato interrogato dal giudice veneziano Alberto Scaramuzza, lo stesso che ha emesso nei suoi confronti l’ordinanza di custodia cautelare, e alla presenza del suo difensore, l’avvocato Francesco Schioppa, ha sostanzialmente ammesso le sue responsabilità. Avrebbe cercato di giustificarsi, di ridimensionare le accuse, ma non ha potuto negare di aver prodotto fatture per operazioni inesistenti per milioni e di non aver presentato per anni la dichiarazione dei redditi. Al termine dell’interrogatorio, che si è svolto nel carcere di Santa Maria Maggiore e che è durato poco più di un’ora, il difensore ha chiesto per lui gli arresti domiciliari e il magistrato si è riservato di decidere nei prossimi giorni.

Sartori avrebbe cercato di ridimensionare quella cifra di 41 milioni di fatture false prodotte dalla sua società «Ciesse» e da quelle che di fatto amministrava anche se sulla carta gestite apparivano intestate ad altre persone; inoltre, avrebbe spiegato che lo avrebbe fatto soprattutto per ottenere finanziamenti dalla banche, che gli concedevano prestiti sulla base del volume d’affari che quelle fatture dimostravano. L’unica accusa che avrebbe respinto sarebbe stata quella di millantato credito, sostenendo che i testi che lo hanno accusato di avergli sentito dire che i soldi che si faceva consegnare servivano a pagare l’avvocato e la Finanza avevano capito male e, comunque, non voleva certo dire che avrebbe corrotto le «fiamme gialle».

Oltre ad arrestarlo, la Guardia di Finanza di Mirano, che ha condotto le indagini coordinate dal pubblico ministero di Venezia Stefano Ancillotto, ha sequestrato anche i conti correnti che Sartori avevano in numerosi istituti di credito, Veneto Banca, Cassa di Risparmio di Venezia, Banca di Credito Cooperativo Santo Stefano, Arca società di gestione del risparmio, Bpiemme, Banca Popolare dell’Alto Adige e Banca Popolare di Vicenza. Conti sequestrati in modo da recuperare il milione e 585 mila euro di Iva che non avrebbe versato, ma si tratta soltanto di una prima parte, perché si attende che l’Agenzia delle entrate concluda i conti per stabilire la somma evasa per quanto riguarda l’Irpef, somma che lo Stato vuole recuperare. Le «fiamme gialle» hanno seguito passo a passo negli ultimi mesi prima dell’arresto Sartori e hanno potuto osservare che conduceva la bella vita, auto come Ferrari, Porsche, Mercedes , alberghi di lusso e vacanze in paesi esotici. Non ha mai risieduto, invece, a Villa Rebustelli di Mirano, il titolare Aurelio Perale lo smentisce categoricamente.

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