Conca di Malamocco, ostacolo al Mose

Costata 370 milioni di euro, non ha mai funzionato. Gli esperti: «Potrebbe vanificare il sollevamento delle paratoie»

VENEZIA. Una grande opera inutile costata 370 milioni di euro. Che adesso ostacola anche il funzionamento del Mose. La conca di navigazione di Malamocco è una delle tante «criticità» del grande progetto. Fra i motivi per cui le paratoie non possono essere azionate oggi a difesa dalle acque alte, gli ingegneri del Consorzio Venezia Nuova hanno inserito anche il «malfunzionamento» della conca. «La conca di Malamocco è in corso di riparazione», scrivono in una nota tecnica inviata al Provveditorato alle Opere pubbliche, «dopo i danni subiti per la mareggiata del febbraio 2015 dalla porta lato mare». «In caso di sollevamento della barriera la conca non perfettamente riparata potrebbe in parte vanificare il sollevamento stesso». Dunque, l’acqua entrerebbe lo stesso in laguna, anche a paratoie sollevate. Con effetti difficilmente prevedibili. Ma perché i lavori di riparazione della conca vanno così a rilento? È in corso una causa con diffide legali tra i commissari del Consorzio e le imprese responsabili dei lavori, oltreché dei collaudatori. Alla prima mareggiata infatti la conca appena finita era stata seriamente danneggiata. «Criticità» che non erano state rilevate dai progettisti, né dai collaudatori. Per questo i commissari Fiengo e Ossola avevano inviato l’atto di «diffida e messa in mora».

«Le cause predisponenti dei danni subiti dalle opere», hanno scritto, «possono essere individuate in diverse criticità dei criteri adottati in fase di progettazione delle opere, che tra l’altro non prevedevano sollecitazioni verticali. Danni da ripartire tra i progettisti di Technital (il progettista del Mose) e Comar srl, la società di proprietà di Mantovani, Condotte e Fincosit poi commissariata, le imprese Cordioli e Elettromeccanica Viotto srl. E il gruppo dei collaudatori, la commissione guidata dall’allora presidente dell’Anas Vincenzo Pozzi - tra i recordmen dei collaudi del Mose - e poi il dirigente del ministero Piero Buoncristiano, e Maria Pia Pallavicini. Che avevano dato il via libera essendo smentiti pochi giorni dopo.

La storia della conca è molto lunga e controversa. Inserita tra gli «11 punti» necessari per il parere favorevole del Comune al Mose dall’amministrazione di Paolo Costa, nel 2002. Doveva «separare le esigenze portuali da quelle della salvaguardia».

Ma non ha mai funzionato. Anzi, a detta dell’Autorità portuale è stata costruita con diversi errori e soprattutto «troppo piccola». «Pensata per navi fino a 280 metri, noi abbiamo bisogno di far passare quelle fino a 330», ha ribadito il presidente dell’Autorità Pino Musolino nel corso dell’ultima audizione in senato, qualche giorno fa. «Poi è disallineata rispetto ai moli, difficile per qualsiasi pilota». Tanto che il Porto sta cercando soluzioni alternative. Come gli approdi di altura o negli ex cantieri per i cassoni del Mose, a Santa Maria del Mare.

Intanto i lavori per la sistemazione e l’adeguamento della conca sono partiti nel luglio scorso, affidati alla ditta Cimolai di Pordenone, dopo verifiche e correzioni di esperti internazionali.

Per sistemare la barriera saranno necessari 35 milioni di euro, oltre ai 2 già spesi per il nuovo progetto. In totale fanno 370. E nel frattempo le paratoie del Mose non si possono alzare. —

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