«Con la tua energia regalavi la gioia» Centinaia in chiesa per l’addio a Mattia

Ieri i funerali del giovane di 28 anni stroncato da un tumore La testimonianza dei familiari: «La tua bontà ci contagiava» 



«Caro Mattia, è tanto difficile salutarti. Eri capace di trasformare qualsiasi momento, anche di tristezza o di noia, in un momento di gioia e di allegria. Non dimenticheremo mai la tua grinta, la tua voglia di fare e la tua bontà. Non dimenticheremo mai le intere giornate trascorse a casa della nonna, per giocare a carte». Hanno usato queste parole ieri i familiari di Mattia Rossato, il ventottenne vinto dal tumore dopo tre anni di malattia, durante l’ultimo saluto al ragazzo, nella chiesa dei Santi Vito e Modesto. Centinaia di persone, soprattutto giovani: gli amici, i ragazzi della parrocchia, i compagni dell’Università e gli ex compagni di scuola del liceo Ettore Majorana di Mirano. Uniti per dare l’ultimo saluto commosso a quel ragazzo, sempre allegro e gentile con tutti, che aveva affrontato la malattia con coraggio.

«Avevi sempre il sorriso sulle labbra: non l’hai perso nemmeno in questi ultimi mesi di malattia. Non hai mai mollato. Neanche quando non avevi più la forza per stare in piedi. Raccoglievi le energie per fare il giro della casa: un passo alla volta. Una cosa alla volta, come dicevi sempre tu».

Mattia si era ammalato tre anni fa. In quel periodo stava scrivendo la tesi universitaria per laurearsi alla triennale in Tecnologie forestali e ambientali, era iscritto all’Università di Padova. Il controllo di un neo apparso all’improvviso e, da lì, l’inizio dell’incubo, fatto di continue visite mediche, chemioterapie e radioterapie. Ma Mattia non si è mai arreso: ha continuato la sua vita. Usciva con gli amici, faceva l’animatore al Grest, distribuiva al mattino i giornali nei bar e nei ristoranti, giocava con il suo cagnolino e guardava le partite del Chievo, la sua squadra del cuore. Fino a un anno fa: quando a Mattia è stato detto che non avrebbe più potuto usare la sua auto, per il rischio delle crisi epilettiche. Un colpo basso che il giovane, dopo un primo periodo di sconforto, è riuscito a superare, anche grazie all’aiuto della sua famiglia. Intanto il tumore si espandeva, la malattia progrediva e il corpo del ragazzo faticava sempre più a farvi fronte. Il suo fisico era sempre più debilitato. Ha trascorso gli ultimi mesi della sua vita, da novembre, costretto su un letto. Fino alla morte, mercoledì, nel centro Nazareth di Chirignago. Circondato dall’affetto dei genitori Patrizio e Anna, dei nonni, degli zii, dei cugini e degli amici, che ora lo ricordano per il suo coraggio.

«La tua forza ci ha insegnato tantissimo, ricorderemo sempre la tua energia, con cui contagiavi chiunque: questi saranno i nostri punti di forza per andare avanti, uniti, per stare insieme per sempre». Al termine della funzione, officiata da don Riccardo, il feretro è stato portato al cimitero di Spinea. —



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