Con la Metropolitana culturale via Piave riparte dal civico 67

Dopo nove mesi senza sede, il gruppo di lavoro ritrova uno spazio, un negozio chiuso sotto i portici e lancia la provocazione: «Ventisei tappe per mostrare che il quartiere è risorsa e non solo problemi»
Foto Agenzia Candussi/ Chiarin/ Mestre, via Piave 67/ Conf. stampa di presentazione dello spazio "Negozio Piave 67" gestito dall'associazione "Gruppo di Lavoro via Piave APS"
Foto Agenzia Candussi/ Chiarin/ Mestre, via Piave 67/ Conf. stampa di presentazione dello spazio "Negozio Piave 67" gestito dall'associazione "Gruppo di Lavoro via Piave APS"

Hanno aspettato nove mesi, come l’attesa per un parto. Marzo 2016: in via Piave ha chiuso in fretta e furia “Casa Bainsizza” perché il proprietario ha rivoluto indietro l’immobile per affittarlo dopo anni di abbandono. Dicembre 2016: anche senza ancora allacciamenti, è stata aperta da ieri la nuova casa delle associazioni del quartiere Piave.

Foto Agenzia Candussi/ Chiarin/ Mestre, via Piave 67/ Conf. stampa di presentazione dello spazio "Negozio Piave 67" gestito dall'associazione "Gruppo di Lavoro via Piave APS"
Foto Agenzia Candussi/ Chiarin/ Mestre, via Piave 67/ Conf. stampa di presentazione dello spazio "Negozio Piave 67" gestito dall'associazione "Gruppo di Lavoro via Piave APS"

Dal negozio “Piave 67”, dal civico del locale, vuoto, messo a disposizione in comodato gratuito dalla proprietà trevigiana, attraverso un amministratore veneziano che ha varie proprietà sotto i portici di via Piave , illuminati a nuovo e dotati di telecamere di sicurezza, riparte l’avventura del gruppo di lavoro di via Piave. Una bella avventura che era nata dall’idea di «ospitare un evento per un giorno e invece grazie alla proprietà che si è rivelata di ottimo cuore, abbiamo ottenuto un comodato d’uso gratuito per due anni almeno». Il presidente Fabrizio Preo, il braccio destro Nicola, l’instancabile Anna Palma Gasparrini e tanti amici hanno ritrovato una casa, aperta al quartiere, dove organizzare ogni giorno incontri e iniziative. E per festeggiare la rinascita si sono anche inventati un nuovo strumento: hanno calcolato tra l’Università di via Torino e il cantiere del Museo M9, da via Ca’ Marcello, a via Piave, passando per via Carducci e la Riviera XX Settembre, la “Metropolitana culturale”. Ventisei le fermate di questa ideale “metropolitana culturale” a segnare luoghi e spazi dove si fa arte, innovazione, musica, teatro, attività sociali, cultura con le biblioteche, i teatri, il centro Candiani. «Alla faccia di chi pensa che Mestre e questo quartiere sono solo degrado. Dopo l’ondata dell’immigrazione, ora dovremo affrontare l’ondata del turismo ed è bene essere pronti, mostrando che questa zona di Mestre ha tanto da offrire, non solo lamenti per i problemi, che ci sono, ma anche luoghi dove si vuole creare una città accogliente, bella, aperta anche agli stranieri, nuovi cittadini o turisti».

Si parte venerdì 23 dicembre con il concerto del trio “New Landscapes” (violino barocco, clarinetto basso, liuti) alle 18.30. Si continua con le mostre di foto di viaggi e di immagini della Mestre che fu.

Si proseguirà con tante nuove idee di gruppo e sicuramente «una inaugurazione a cui inviteremo il sindaco Brugnaro». Concerti, teatro, incontri.

Dopo la pausa natalizia, il 9 gennaio 2017 riparte anche la scuola di italiano per cittadini stranieri, una delle tante attività concretizzatesi in dieci anni di lavoro del gruppo di via Piave. «Speriamo che il Comune ci ridia l’uso del centro civico di via Sernaglia, altrimenti non sappiamo dove portare le lavagne per le lezioni», spiega la Gasparrini. La scuola di italiano funziona da otto anno, con una quindicina di insegnanti che sono cittadini mestrini che si alternano e una settantina di allievi, che arrivano anche dal centro rifugiati di Cona. «Sono perlopiù bengalesi e ci sono quest’anno anche cinesi, grazie anche al fatto che una delle insegnanti conosce la lingua. In tutto sono 14 i paesi rappresentati. L’età media è di 28 anni, il più anziano ne ha 48. Un impegno che per noi paga», spiega Preo, «perché se abbiamo una lingua comune in questo quartiere riusciamo a capirci e superare le difficoltà e le criticità di via Piave».

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