Clienti derubati, Milan a giudizio
Nei guai il commercialista Giacon, lo avrebbe aiutato

Da sinistra Wilder Milan e la sua ex abitazione in via Bissa
Il pubblico ministero Giovanni Zorzi ha chiuso le indagini sull'ammanco da un milione e 153 mila euro da parte del consulente finanziario mestrino Wilder Milan e ha depositato gli atti. Si appresta così a chiedere il suo rinvio a giudizio per appropriazione indebita, ma probabilmente non sarà l'unico ad essere processato. Gli atti sono stati depositati anche per il commercialista mestrino Dino Giacon, che deve rispondere di aver favorito nell'abuso della professione Milan.
Almeno tre noti avvocati mestrini e poi il titolare di una frequentata pizzeria della terraferma, altri commercianti e professionisti, alla fine saranno in tutto una trentina coloro che hanno firmato le querele, ma i contribuenti raggirati sono ben di più. L'indagine della Guardia di finanza era scattata dopo le prime denunce, nell'aprile di due anni fa, e ora si è conclusa. Il difensore di Milan, l'avvocato Luigi Ravagnan, avrebbe fatto intendere di essere intenzionato a patteggiare, ma c'è un problema: il consulente mestrino fino ad ora non avrebbe sborsato ancora un euro di risarcimento e difficilmente un giudice, indipendentemente dalla pena detentiva prevista, sancirebbe con una sentenza l'accordo tra accusa e difesa senza che vi sia stato, almeno in parte, un indennizzo. «Ad accorgersi della vicenda è stato mio cognato Giancarlo. Un giorno Milan aveva chiesto di pagare una cartella per dei contributi che Giancarlo ricordava essere stata pagata. Naturalmente lo ha spiegato al dottor Milan, sicuro di quanto diceva. Lì sono nati i primi sospetti», aveva raccontato a la Nuova Romolo Nadai, titolare della pizzeria «Ca' Noghera» di Tessera e che con il cognato Giancarlo Pangoni ha gestito fino a cinque anni fa la storica pizzeria «Antica Torre», sempre a Tessera. «Lui - aveva continuanto - non ha saputo dare una risposta credibile a Giancarlo. Quindi mio cognato, tornato a casa, si è messo a controllare bene i vari pagamenti e sono cominciati ad uscire i problemi. E non pochi. Fino al 2004 siamo rimasti in società nel gestire la pizzeria Antica Torre, ebbene siamo riusciti a ricostruire che dal 1994 al 2004 ci ha truffato ben 160mila euro». Stando alle accuse, Milan non versava i soldi che i clienti gli consegnavano per pagare tasse e contribiuti. Avrebbe cominciato almeno dieci anni prima del 2009 e nel suo studio di via Caneve erano centinaia i clienti. E Dino Giacon è finito nei guai perchè da sempre era il suo commercialista di riferimento. Il professionista, regolarmente iscritto all'albo dell'ordine, «certificava» i conti che Milan, non avendo mai superato l'esame di Stato né di commercialista, né di consulente del lavoro, non poteva siglare. Giacon ha sempre negato, sostenendo che si sarebbe limitato a dare consulenze a Milan, mentre alcuni clienti avrebbero addirittura sostenuto di aver pagato anche lui con tanto di fattura.
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