«Il diritto d’asilo è a rischio»: class action contro la Questura di Venezia
Ricorso collettivo di Asgi ed Emergency ed altre associazioni al Tar, nel mirino i ritardi sistematici nell’accesso alla procedura di protezione internazionale: «Costantemente violati i termini di registrazione delle domande»

Il diritto d’asilo in Italia rischia di diventare un miraggio a causa dei ritardi degli uffici competenti, che espongono i richiedenti all’espulsione e all’impossibilità di godere di altri diritti fondamentali, a cominciare dal servizio sanitario nazionale fino all’accesso al mondo del lavoro.
Per questo, sono stati presentati al Tar del Veneto due ricorsi collettivi contro le Questure di Venezia e Vicenza, accusate di ritardi sistematici nell’accesso alla procedura di protezione internazionale.
A promuovere i ricorsi sono realtà affermate come Asgi (associazione studi giuridici sull’immigrazione), Emergency, Lungo la Rotta Balcanica e Cadus (Camera Avvocati per i diritti umani e degli stranieri).
Secondo quanto stabilito dalla normativa italiana ed europea, spiegano i ricorrenti, le Questure sono tenute a formalizzare la richiesta d’asilo – attraverso la compilazione e registrazione di un modulo – entro tre giorni lavorativi dalla manifestazione di volontà. Questo termine può essere esteso per ulteriori 10 giorni solo in caso di arrivi eccezionalmente “consistenti e ravvicinati”. Le Questure, in questa fase, devono limitarsi a raccogliere e registrare la domanda, senza valutare il merito della richiesta, che sarà successivamente esaminata dalla competente Commissione territoriale.
Per le associazioni, tuttavia, i termini di registrazione e formalizzazione della domanda di asilo da parte delle due Questure venete verrebbero «sistematicamente violati» per vari motivi (elevato numero di domande, carenza di personale, politiche immigratorie fallimentari).
Il che però comporta conseguenze gravi. Senza una ricevuta o un permesso per richiesta d’asilo, infatti, si rischia l’espulsione dal territorio nazionale; si resta esclusi da diritti fondamentali come l’accoglienza, per cui spesso si è costretti a dormire all’addiaccio; non si può procedere all’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale; non si può accedere al lavoro e registrarsi all'anagrafe.
«Abbiamo deciso di sostenere questa azione collettiva perché negare o ritardare l’accesso alla procedura d’asilo costituisce una palese violazione di diritti fondamentali e mette a rischio la vita e la dignità delle persone», spiega Marco Latrecchina, coordinatore del progetto Nessuno Escluso di Emergency. «Da 10 anni stiamo assistendo alla svalutazione del diritto d’asilo», aggiunge l’avvocato Marco Ferrero, presidente della Camera nazionale degli avvocati per i diritti umani e degli stranieri, «quando la violazione è sistematica, non sono in gioco solo i diritti umani ma la tenuta stessa dell’ordinamento costituzionale democratico». Con la class action, le organizzazioni chiedono al Tar di ordinare alle questure di ripristinare la funzionalità amministrativa degli uffici.
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