«Ciao piccolo angelo». Zelarino si ferma per l'addio a Federico

Morto a nove anni per una leucemia fulminante. Intorno alla famiglia si stringono i compagni di scuola, gli amici del nuoto, la comunità
Foto Agenzia Candussi/Ferrazza/Via Castellana, Zelarino / Funerale Federico scantamburlo
Foto Agenzia Candussi/Ferrazza/Via Castellana, Zelarino / Funerale Federico scantamburlo

MESTRE. «Non avremmo mai immaginato che saresti diventato un angelo prima di noi. Ora guardando il cielo penseremo a te. Ciao piccolo angelo». Parole dette a fatica, tra le lacrime, per salutare il piccolo Federico Scantamburlo, di appena nove anni. Sconfitto da una leucemia fulminante che l’ha portato via in pochissimi giorni, senza dare neanche modo ai genitori e al fratellone di capire a quale prova enorme la vita li stesse costringendo.

Federico era un bambino generoso, allegro, vivace. Lo dicono tutti. Mamma Fabiola e papà Massimo, i genitori dei compagni di classe, l’istruttrice di nuoto, sport che aveva iniziato a praticare a livello agonistico proprio quest’anno. Andava a Messa tutte le domeniche e quest’anno avrebbe dovuto fare la Prima Comunione. E invece il destino ha voluto che la sua vita si interrompesse venerdì sera, in una stanza dell’ospedale di Padova, dove era stato ricoverato d’urgenza, trasportato mercoledì dal Pronto Soccorso di Mestre.

Ieri mattina l’addio presso la Chiesa San Virgilio di Zelarino, a pochi chilometri dalla sua casa di via Pleiadi. La stessa chiesa in cui il piccolo Fede andava ogni domenica. È stato un addio in un silenzio irreale, interrotto solo dai singhiozzi. Irreale soprattutto pensando ai tantissimi bambini presenti: i compagni di classe di Federico, che frequentava la quarta elementare alla scuola Villa Medico, gli amici del nuoto. «Purtroppo non ti conoscevo bene, però sono certa che fossi un bambino buono e gentile con tutti. Proteggici da lassù», dice una bimba, commossa, dall’altare.

Tantissimi sono rimasti fuori dalla Chiesa, incapace di contenere tutte le persone accorse. Sul sagrato, un tavolino con una cassetta per le offerte: saranno tutte devolute all’Ail (l’Associazione Italiana contro la Leucemia), come chiesto dalla famiglia. In molti abbandonano la funzione anzitempo, non riuscendo a sopportare di assistere a un momento così straziante: «Non si può morire a questa età» è la frase più frequente.

Al termine della messa – composta, pur nella tragedia – Don Luigi chiama vicino a sé gli amichetti del piccolo Federico. Sono molto giovani, innaturalmente seri in una situazione che non dovrebbe essere propria di quell’età. Molti di loro usciranno dalla chiesa mano nella mano, per provare a trovare conforto nella vicinanza. Probabilmente ponendosi delle domande alle quali neanche i loro genitori sapranno dare risposta. Il parroco dice che il loro amico ora li sta guardando e sorride.

Al termine della funzione la piccola bara bianca è stata portata al cimitero di Zelarino per la sepoltura.

 

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