Choc a Mira: «Moreno, il nostro geometra»

Così lo chiamavano gli amici di piazzetta Mira Porte
La targa dello studio Longo al civico 12 di Piazzetta Mira Porte
La targa dello studio Longo al civico 12 di Piazzetta Mira Porte
MIRA. «Il nostro geometra». Lo salutavano così, a Mira Porte, il geometra Moreno Longo, 55 anni. Al civico 12 della piazzetta, al primo piano, aveva il suo studio da oltre vent'anni. Ieri pomeriggio le finestre dell'edificio erano ancora aperte, gli scuri di legno tinto di verde spalancati. Li aveva lasciati così, avrebbe dovuto assentarsi per poco, il tempo di tornare a casa a Dolo, in via Luigi Nono, a mangiare qualcosa.


E adesso è qui, nella piazzetta di Mira Porte, una piccola comunità attraversata dall'asta del Naviglio, che è più forte il suo ricordo. Soprattutto all'osteria «Ae Porte», dove era di casa per un caffè, un bicchiere d'acqua, un ciccheto al volo quando non tornava a casa per pranzare. «Quando non lo vedevamo per più di due giorni - raccontano scossi dal bancone - cominciavamo a preoccuparci. Quando ritornava gli chiedevamo se era tutto a posto». E lui diceva di sì, che era tutto apposto. Socievole ma riservato. Giacca e cravatta, scarpe eleganti, vestiva sempre in modo impeccabile il «nostro geometra».


Lo chiamavano così perché aveva progettato e ristrutturato case e locali della piazza, a partire proprio dall'osteria «Ae Porte», totalmente rinnovata. «Era un amico, giocava, partecipava alle cene - aggiungono in Osteria -, si divertiva a raccontare barzellette. Era un omone, grande e grosso, e negli ultimi anni si era messo in forma». Quel che si direbbe un pezzo d'uomo. A Mira lo conoscono tutti. La sua famiglia è originaria di Marano, di via Sotto il Monte, dove abitavano il padre e i tre fratelli, un pezzo di strada che ora è stato tagliato dal Passante di Mestre. Gli amici lo ricordano ancora quando andavano a prenderlo a casa, per salire ad Attimis (Udine), dove aveva fatto il militare nel 52 battaglione cacciatori delle Alpi della Fanteria. Con gli amici parlava poco del suo rapporto, ormai finito, con la compagna Sabrina e di quello con il figlio, che - diceva - dava i problemi che danno tutti i figli anche se nell'ultimo periodo il rapporto si era fatto più teso.


Amava lo sport: il nuoto e la corsa. Più spesso andava la mattina presto, prima di andare al lavoro, a volte anche nella pausa pranzo, o la sera, lungo il Serraglio vicino a casa. Una porzione di villetta a schiera all'angolo tra via Luigi Nono e via Morandi, una lottizzazione che lui stesso aveva disegnato una decina di anni fa. Due piani con la taverna sotto e un bel giardino. E poi l'auto, che usava con cura, una Nissan 350 Z, perché gli piacevano sportive. Ieri pomeriggio era parcheggiata all'ingresso di casa, come sempre.

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