Chiuse le indagini sul “sistema Gavioli”

Evasione, corruzione e disastro ambientale: a breve la richiesta di giudizio per il patròn di Enertech ed Enerambiente
Di Giorgio Cecchetti
FAVARATO VENEZIA 21.03.2008.- INCONTRO PER FABBRICA SIRMA DI MARGHERA IN PREFETTURA. NELLA FOTO STEFANO GAVIOLI.- INTERPRESS
FAVARATO VENEZIA 21.03.2008.- INCONTRO PER FABBRICA SIRMA DI MARGHERA IN PREFETTURA. NELLA FOTO STEFANO GAVIOLI.- INTERPRESS

MESTRE. Per l’imprenditore veneziano Stefano Gavioli, il suo avvocato, il mestrino Giancarlo Tonetto, il suo braccio destro Loris Zerbin, di Campolongo Maggiore, i suoi commercialisti, Paolo Bellamio ed Enrico Prandin di Mestre si avvicina l’ora della richiesta di rinvio a giudizio. Nei giorni scorsi, infatti, il pubblico ministero di Catanzaro Carlo Villani ha chiuso le indagini sulle irregolarità nella raccolta dei rifiuti in Calabria e nella gestione della discarica di Alli, in provincia di Catanzaro, e si appresta a chiedere il processo per quindici persone, tra cui i sei veneziani. A loro e agli altri, tra cui l’avvocato di Brindisi Giovanni Faggiano, stretto collaboratore di Gavioli anche a Marghera, vengono contestati a vario titolo i reati di associazione a delinquere, abuso d’ufficio, evasione fiscale, corruzione falso e disastro ambientale.

L’inchiesta di Catanzaro è venuta alla luce in tre diverse tranches, la prima delle quali risale all'agosto del 2011 quando la Guardia di finanza sequestrò beni per un valore complessivo di oltre 90 milioni di euro; la seconda risale al 14 ottobre seguente, quando i carabinieri del Nucleo operativo ecologico misero i sigilli alla discarica di rifiuti di Alli; la terza il 17novembre, quando un provvedimento cautelare chiesto e ottenuto dal pm Villani fu eseguito a carico di sette indagati, tutte persone che facevano capo alla società Enertech, che gestiva la discarica di Alli fino a pochi giorni prima. Gavioli e Zerbin finirono in carcere, Tonetto, Prandin e Faggiano agli arresti domiciliari, mentre Bellamio fu costretto a presentarsi alla stazione dei carabinieri più vicino a casa per firmare un registro ogni settimana. Tre mesi dopo vennero rimessi in libertà, ma lo scorso giugno Gavioli, Tonetto, Prandin e Bellamio furono nuovamente arrestati e questa volta finirono nel carcere di Poggioreale: ad accusarli la Procura di Napoli e sempre per le aziende veneziane di Gavioli, Enerambiente ed Enertech. In questa inchiesta si aggiunse un altro commercialista veneziano, Giorgio Zabeo di Stra.

Le indagini di Catanzaro avrebbero portato alla luce un sofisticato sistema di frode, posto in essere dalla holding societaria veneziana, operante nel settore dei rifiuti nell'ambito dell'intero territorio nazionale, che ha gestito l'impianto di smaltimento di Alli. Il sistema, secondo l'accusa, era volto a evadere l'imposizione tributaria nonché a eludere le legittime pretese erariali. «Un pervicace sistema truffaldino», lo definirono gli inquirenti, «che, ripetendosi di volta in volta nel corso del tempo, ha consentito di sottrarre alle casse statali decine di milioni di euro». Un sistema che, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe avuto in Calabria la peculiarità di essere avvallato «in maniera allarmante dell'Ufficio del Commissario, che non avrebbero adottato alcuna attività di verifica dell'esistenza dei requisiti necessari in capo alle società titolari del servizio, liquidando alla Enertech somme elevatissime nonostante l'insolvenza della società nei confronti del fisco».

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