Incentivi per rottamare i pescherecci, cinquanta domande: marineria dimezzata

Crisi della pesca a Chioggia: flotta in calo, mancano giovani, risorse e incentivi. Il futuro della capitale italiana della pesca è in bilico. I pescatori: «I giovani non vogliono venire a lavorare in mare preferiscono altro»

Daniele Zennaro
Chioggia rischia di perdere metà della flotta da pesca: 50 richieste per rottamare le barche
Chioggia rischia di perdere metà della flotta da pesca: 50 richieste per rottamare le barche

Circa 250 imbarcazioni dedite alla pesca, dai grandi pescherecci alle barche da laguna, più di un migliaio di posti di lavoro e un indotto che è un vero e proprio volano per l’economia chioggiotta.

Poi ci sono le vongolare, una sessantina le turbosoffianti, che stanno vivendo una crisi senza precedenti e da nove mesi sono ormeggiate sulle banchine clodiensi per mancanza di risorsa. Chioggia primo porto peschereccio d’Italia, anche se per stazza Mazara del Vallo può contare su natanti più importanti, che incoronano la città quale capitale della pesca italiana, nonostante le limitazioni imposte dalla Comunità Europea.

Ma a breve le cose potrebbero drasticamente cambiare, in peggio naturalmente. Infatti il Governo ha messo a disposizione dei pescatori che volessero smettere l’attività 74 milioni di euro, accontentando così Bruxelles che reclama uno sforzo di pesca sempre più inferiore per salvaguardare le biodiversità dei nostri mari. In tutta Italia sono state registrate 320 richieste di “taglio”, come si dice in gergo, della propria imbarcazione e quindi smettere l’attività.

Ebbene, sulle 320 richieste pervenute alle autorità competenti, una cinquantina arrivano da Chioggia che potrebbe vedere dimezzata la propria flotta, diminuendo drasticamente lo sforzo di pesca, che avrebbe una ripercussione molto importante sulla produzione ittica.

Tra le richieste natanti di tutti i segmenti: dai pescherecci alle piccole imbarcazioni dedite alla cosiddetta piccola pesca. Al ministero Mipaf verrà quindi stilata una graduatoria e naturalmente non tutte le domande verranno accettate.

Graduatorie 

Quali sono i requisiti che possono vedere o meno accolta la richiesta del taglio della barca? Innanzitutto la vetustà dell’imbarcazione. La flotta chioggiotta è particolarmente datata, con una età media tra i pescherecci che si aggira attorno ai 35 anni, ma ci sono motopesca che si avvicinano anche al mezzo secolo d’età.

Quindi si dovrà tenere conto della potenza del motore, della stazza, delle giornate di pesca e dei punti di penalità eventualmente presenti nella licenza di pesca. Non solo, ma per accedere al sovvenzionamento bisognerà essere in regola con il Durc. Graduatorie che i pescatori si augurano possano uscire presto, già durante il periodo di fermo pesca, che scatterà il 31 luglio, anche se l’apparato burocratico, come accade per i rimborsi del fermo biologico, è molto farraginoso e potrebbe rallentare il tutto.

Comunque quasi certamente entro fine anno si saprà chi avrà, a questo punto, il privilegio di tagliare la barca.

Ricambio generazionale 

Sono sostanzialmente due i motivi per cui il mondo della pesca è entrato in crisi: il mancato ricambio generazionale e la riduzione drastica della risorsa ittica. «I giovani non vogliono venire a lavorare in mare» dicono in coro i pescatori «perché preferiscono studiare e dedicarsi ad altro. Noi siamo saliti su di un peschereccio quando eravamo bambini e non siamo più scesi. Non ci sono eredi, non c’è ricambio generazionale e noi ormai siamo vecchi e mica possiamo andare in mare per sempre».

Ci sono, infatti, comandanti, che il più delle volte sono anche gli armatori, che escono ancora in mare nonostante ormai siano vicini ai 70 anni di età, quando invece si dovrebbero godere la giusta pensione dopo una vita passata a “colpi di mare” . I giovani non si vedono, non sono attirati da un mondo che non garantisce, in effetti, alcun futuro. L’età media è di 55 anni e nemmeno i figli degli armatori pensano di intraprendere il mestiere dei padri. A Chioggia, rispetto ad altri porti pescherecci, non si vedono nemmeno gli extracomunitari: in tutta la flotta si possono contare sulle dita di una sola mano.

C’è poi il problema legato alla mancanza del prodotto. Il mare si sta spopolando, tanto che Bruxelles impone di non uscire per più di 72 ore alla settimana. Con l’Europa è una trattativa continua e il rischio di ulteriori limitazioni è sempre dietro l’angolo. In Adriatico esistono già diverse aree off-limits per la pesca, come per esempio il “santuario delle sogliole” che si estende, in alto mare, dalle Marche fino al Delta del Po.

A questo si devono aggiungere le aree SIC, zone protette per specie come delfini e tartarughe, mentre si sta pensando a nuove restrizioni che limiterebbero ulteriormente la pesca in Adriatico. Meglio, a questo punto, “tagliare” la barca.—

 

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