«Cerco il camionista Mauro Gli salvai la vita nel 2003 So solo che abita a Mestre»

LA STORIA
Nei suoi ricordi, il giorno preciso non è che un numero ricoperto dalla polvere del tempo. Era una giornata nebbiosa, fredda, a cavallo tra l’autunno e la primavera del 2003 o del 2004. Jari Gavioli - 40enne di Bianzé, in provincia di Vercelli, ma da qualche mese trasferitosi a Pozzuoli - non lo ricorda. Quello che ricorda con precisione è il susseguirsi delle azioni, concitatissime, dei suoi movimenti. Quelli che lo portarono a salvare la vita a un uomo, rimasto incastrato nel suo camion per un incidente stradale. Ora Jari vorrebbe dare un nome a quel volto, incontrarlo. E per questo ha scritto un appello su Facebook. Archeologo, quel giorno Jari era di ritorno con un collega da un sopralluogo al castello di Gemona del Friuli. A un certo punto, a una trentina di chilometri da Mestre, in direzione Venezia, l’ammasso di ferraglia a occupare l’autostrada, improvvisamente bloccata. Un tamponamento tra tre camion: alle estremità due autoarticolati. Schiacciato quello al centro: giallo, adibito al trasporto della terra. Il più piccolo dei tre. Senza pensarci un attimo, Jari è sceso dall’auto, dirigendosi velocemente verso la vettura. «C’era un ragazzo, biondo e piuttosto massiccio, che gridava dal dolore. Urla strazianti. Era rimasto incastrato tra il sedile e il volante, non riusciva a muoversi», ricorda l’uomo. «La cabina aveva iniziato a fumare. Nessuno, oltre a me, si era fatto avanti per provare a salvarlo. Io ho aperto la portiera del camion. Il volante schiacciava la pancia del ragazzo. Aveva il volto insanguinato e credo una gamba fratturata. Ho iniziato a tirarlo verso di me, finché non mi è caduto addosso con il cruscotto e il volante. Ho chiamato un uomo che, titubante, si era fatto avanti, dicendogli di darmi una mano ad allontanarlo. Era molto pesante. Lo abbiamo spostato di una cinquantina di metri, poi il camion ha preso fuoco». Jari non conosce il nome di quel giovane, i due non si sono parlati. «Sono arrivati i vigili del fuoco, la polizia e un elisoccorso. Ricordo che un medico gli chiese come si chiamasse e da dove venisse, lui rispose che si chiamava Mauro ed era di Mestre. Poi è stato caricato su un’ambulanza e da allora non ho più saputo niente». Dopo l’incidente, Jari ha provato ad avere informazioni sulle condizioni del ragazzo: «Ho chiamato gli ospedali di Mestre e Treviso, ma nessuno mi ha detto niente per la privacy. Penso spesso a quel giorno. Vorrei solo reincontrare quel ragazzo, bere una birra con lui. Potremmo diventare amici. Senza di me, sarebbe morto carbonizzato. Non sono alla ricerca di gloria, ma gli ho salvato la vita. È una cosa di cui vado orgoglioso e che fa parte di me». —
Laura Berlinghieri
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