Cavarzere, sempre meno negozi

Nel 2010 cinque aperture e 8 chiusure. Un trend che dura dal 2005 Esercizi pubblici stabili, mentre gli ambulanti segnano un +2
Il teatro «Serafin»
Il teatro «Serafin»
 CAVARZERE.
Continua la morìa dei negozi nel territorio comunale. I dati, ancora provvisori, sull'andamento delle attività commerciali, infatti, testimoniano che, nel 2010, a fronte di cinque nuove aperture di negozi in sede fissa, le chiusure sono state otto e i cambi di gestione due.  Un trend discendente che dura dal 2005, quando i 219 negozi allora presenti nel comune hanno cominciato a perdere consistenza, fino ad arrivare agli attuali 189: 30 attività in meno in cinque anni. Certo uno dei «negozi» che hanno aperto quest'anno (a metà dicembre) è l'Aliper che, pur essendo un grande negozio, nel computo delle licenze, conta solo per uno. Anche perché, contrariamente al rivale, commercialmente parlando, Famila, non è circondato da altre attività artigianali o di vendita che possano svilupparsi in sinergia.  Quanto alle chiusure, il quadro non è ancora definitivo, perché c'è tempo fino al 31 gennaio per comunicare le cessazioni e si parla, in paese, di un altro paio di negozianti che potrebbero abbassare definitivamente le saracinesche.  Sono aumentate di due unità, da 36 a 38 (tre aperture e una chiusura), invece, le licenze per commercio ambulante, ed è rimasto fermo a 61 (con 5 cambi di gestione) il numero dei pubblici esercizi di somministrazione, settore che non conosce crisi. Fermo a 138, rispetto al 2009, il numero dei posteggi al mercato settimanale del venerdì, che erano stati ridotti a tale numero, rispetto ai 145 del 2004, dopo il rifacimento di corso Italia. Ma fino al 2008 i posteggi occupati erano 137, nonostante ce ne fosse uno libero.  Balzo in avanti, invece, da 36 a 39, delle attività di barbiere e parrucchiere, grazie all'arrivo dei low cost cinesi. Aumenta anche il numero dei noleggi da rimessa ma è un dato relativo che, in realtà, non si riferisce al numero delle aziende operanti, ma dei mezzi da esse utilizzati, in gran parte per il trasporto scolastico, le cui esigenze sono cresciute in seguito alla chiusura di alcune scuole nelle frazioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia