Cassa integrazione in un’impresa su tre del Veneziano

Mestre.
L’emergenza per la pandemia travolge sempre più anche le medie e piccole imprese artigiane (con meno di 15 o 5 dipendenti) della provincia di Venezia che rappresentano oltre il 90 % delle 77.514 sedi d'impresa iscritte alla Camera di Commercio .
«Il sistema delle piccole e medie imprese legate all’artigianato è al limite della tenuta in tutto il nostro territorio» dice il presidente della Confartigianato veneziana, Salvatore Mazzocca «per ora delle 18.771 imprese artigiane veneziane iscritte alla nostra associazione, una su tre che ha già sospeso o sta decidendo di sospendere l’attività lavorativa». Sulla stessa scia negativa anche i dati delle altre associazioni artigiane, come la Cgia, informa di aver ricevuto 190 domande che coinvolgono circa 1.000 richieste di Cassa integrazione per i loro dipendenti». Grande preoccupazione per la situazione che si è creata in queste settimane arriva anche dal segretario metropolitano della Cna di Venezia, Renato Fabbro, che spiega: «le nostre sedi mandamentali sono subissate di richieste di attivazione dell'Fondo di solidarietà bilaterale Fsba, cioè la cassa integrazione dell'artigianato.
Al momento ben il 25% dei dipendenti dei settori metalmeccanica, acconciatura, estetica, grafica, legno, abbigliamento, odontotecnica e vetro, mentre nell’edilizia siano al 16% anche se, va detto, molte imprese edili hanno il fondato timore di non essere pagati per opere già svolte per committenti che a loro volta hanno chiuso per l'emergenza sanitaria, a cominciare da quelle che hanno eseguito lavori negli alberghi. Nelle aziende del trasporto persone, poi, si è adottata la cassa integrazione a rotazione per il 100% degli addetti, che è come dire che sta lavorando la metà dell'effettivo organico». Tornando ai dati di Confartigianato, risulta che «tutti i settori sono in grande difficoltà, e tra i più danneggiati ci sono quelli chiusi dall’ultimo Decreto del Governo, in particolare estetisti e parrucchieri, ma anche nell’alimentazione, con la chiusura di circa 500 aziende e nel settore della moda». «Tra le imprese artigiane che ancora reggono – aggiunge Mazzocca – la pressione è fortissima; si viaggia con l’orizzonte corto per la difficoltà di reperire materie prime e l’inevitabile calo di nuove commissioni e nuovi lavori nel breve medio e lungo periodo. Come Confartigianato abbiamo attivato il Fsba, cioè il Fondo di Solidarietà Bilaterale per l’Artigianato e un finanziamento di 20 milioni di euro messo a disposizione delle aziende da Cofidi». All’Fsba per ora hanno chiesto aiuto 369 aziende artigiane per supportare 1.681 dipendenti (Venezia 40 imprese per 188 dipendenti, Mestre 97 imprese per 472 dipendenti, Dolo 37 imprese per 158 dipendenti, Chioggia 28 imprese per 150 dipendenti, S. Donà 87 imprese per 360 dipendenti, Cavarzere 10 imprese per 38 dipendenti, Portogruaro 70 imprese per 315 dipendenti). Il Fondo, senza costi aggiuntivi per le aziende, sta pagando i dipendenti delle imprese artigiane che non avendo accesso alla cassa integrazione sono rimasti a casa dal 26 febbraio scorso e che resteranno a casa fino il 31 marzo prossimo, con un assegno di integrazione al reddito pari all’80% delle ore perse, con un assegno massimo mensile di circa 1.200 euro lordi. Confartigianato, attraverso Confidi, ha anche stanziato 20 milioni per garantire la liquidità alle imprese interessate direttamente o indirettamente dall’emergenza Coronavirus. —
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