Caso Gaiatto, spuntano i conti all’estero e le chat segrete

Nelle perquisizioni in villa a Portogruaro trovati codici e telefonini. La compagna del trader, Najima, cercò di nasconderli

PORTOGRUARO. Shopping di vestiti on line, chat segrete, un nascondiglio in villa per i documenti, carte di credito collegate a conti all’estero, un cellulare e codici alfanumerici spariti misteriosamente durante l’ultima perquisizione e poi ritrovati, istruzioni sul trading online ricevute dal compagno detenuto a novembre: sono gli elementi che hanno portato la ex convivente di Fabio Gaiatto, Najima Romani, 31 anni, lignanese, dai domiciliari al carcere.

Da portiere d’hotel a trader d’assalto La vita spericolata finita in manette


«P.S. Vedi se riesci ad aprire un conto Ig a nome di mia madre». È quanto ha scritto Gaiatto, 43 anni, portogruarese – in carcere dall’11 settembre per truffa aggravata, associazione per delinquere, autoriciclaggio – in calce a una missiva datata 26 novembre 2018 e ricevuta da Romani. Ig è la piattaforma di foreign exchange utilizzata dalle società del gruppo Venice per investire parte dei capitali dei risparmiatori truffati. Anche dal carcere Gaiatto ha dunque inviato istruzioni ai familiari per proseguire l’attività di trading online. Del resto il trader lo aveva pure dichiarato, in una intercettazione captata in carcere dagli inquirenti. La corrispondenza epistolare della coppia è stata sequestrata dalla Direzione distrettuale antimafia di Trieste durante la perquisizione eseguita il 18 dicembre, prima dell’alba, nella villa con piscina a Portovecchio (dove dimorava anche Gaiatto prima dell’arresto).

DE POLO - DINO TOMMASELLA - CONCORDIA - GAIATTO FABIO
DE POLO - DINO TOMMASELLA - CONCORDIA - GAIATTO FABIO


In un nascondiglio ricavato in una parete di cartongesso, nel piano mansardato della villa, Najima Romani custodiva le lettere del compagno detenuto e due telefoni cellulari. Romani ha rivelato l’esistenza del vano segreto a precisa domanda della polizia giudiziaria. C’era anche un’altra lettera manoscritta di Gaiatto per Romani, datata 22 novembre.

Anche quella scritta da dietro le sbarre.

La donna ha estratto dal nascondiglio i due cellulari: un Asus Zenfone con dual sim (indicato da Romani come in uso alla suocera) e un iPhone 6 dotato di cover per schermare le onde elettromagnetiche. Romani ha spiegato di non riuscire più ad accedere al telefonino da diverse settimane perché il software non era stato aggiornato. Gli uomini della Dda e della finanza hanno perquisito la villa di tre piani da cima a fondo, compresa la casetta in legno con botola e l’auto della mamma di Gaiatto. Sono state trovate così altre tre sim per cellulari, una delle quali croata, e una busta formato A4 sulla quale erano riportati a matita codici alfanumerici, numeri di telefono italiani e stranieri, appunti su account e-mail e Id apple.

A mano a mano che gli inquirenti trovavano il materiale, lo riponevano in una busta da shopping. Quando è giunto il momento di redigere il verbale di sequestro, hanno scoperto che erano spariti la busta da corrispondenza con i codici alfanumerici e l’iPhone. Hanno chiesto spiegazioni a Romani, ma lei ha negato di averli sottratti.


Così la casa è stata perquisita una seconda volta. La busta è stata trovata fuori dalla finestra del bagno al piano rialzato. Era ripiegata su se stessa e infilata fra una lamiera e la veranda sottostante.

Sollecitata dagli agenti, Romani è andata nella libreria con angolo bar. Ha scostato alcuni fogli sopra la libreria, facendo cadere l’iPhone 6. Due giorni dopo è finita in carcere. —




 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia