Casinò, ultimatum di Parenzo «Bisogna investire o me ne vado»

Il presidente del Casinò Sandro Parenzo
Il presidente del Casinò Sandro Parenzo
 «Per rilanciare il Casinò bisogna ricostituire il capitale sociale e investire almeno 20 milioni. Se invece il Comune vuole solo continuare solo a "mungerlo" oltre le sue possibilità, non sono io il presidente adatto».
 «O si cambia la linea, o si cerca un altro presidente». E' il sindaco Giorgio Orsoni, che l'ha voluto alla guida del Casinò, il primo destinatario del «messaggio» del presidente Sandro Parenzo, mentre a Ca' Farsetti infuriano le polemiche per la crisi degli incassi della casa da gioco e i riflessi sul bilancio comunale, con l'ormai certa riduzione degli 80 milioni di euro (diventeranno forse 70) destinati all'Amministrazione comunale. E Parenzo - come ha già fatto da assessore alla Cultura e da presidente della Fondazione Musei Civici - è pronto a togliere il disturbo se il suo appello non sarà ascoltato. «Sento inviti alla possibile privatizzazione del Casinò - osserva Parenzo - ma vorrei capire quale privato entrerebbe, con una quota di minoranza, in una società che ha oltre 140 milioni di debiti e che deve versare ogni anno al suo azionista una quota di incassi maggiore di quella che può permettersi. Per renderla appetibile anche per eventuali privati, la Casinò va prima risanata, investendo sulle sue sedi, a cominciare da Ca' Vendramin Calergi, cercando di intercettare parte di quel parco giocatori che ora si rivolge ad altre forne di gioco anche meno remunerative. Per troppo tempo a questa società sono stati chiesti più soldi di quelli che era in grado di dare, attribuendole i compiti più svariati. Se in Comune maggioranza e opposizione non capiscono che è ora di cambiare pagina, il Casinò sarà presto decotto e non si può pensare di risollevarlo rifilandogli qualche altro palazzo invendibile invece di rifinanziarlo, cominciando con il ricostituire il capitale sociale, ormai eroso». Ma l'«avviso ai naviganti» di Parenzo è anche nei confronti dei dipendenti della casa da gioco. «Devono capire - spiega - che così non è più possibile andare avanti, che la partecipazione agli utili deve riguardare l'andamento aziendale e non le mance, che la mobilità interna non può essere sistematicamente rifiutata perché non prevista dal contratto. Su questo anche l'azionista del Casinò deve mostrare un polso diverso».  Intanto il Casinò - auspice Parenzo - aumenta il suo «peso» all'interno di Palazzo Grassi, di cui possiede, ancora per il momento, il 20 per cento delle quote. Ieri sono state rinnovate le cariche della Palazzo Grassi spa, e in Consiglio per la società della casa da gioco, al posto del manager Guido Rossi, entrano addirittura due nuovi consiglieri: l'amministrarore delegato del Casinò Vittorio Ravà e l'attuale direttore della Fondazione Musei Civici Giandomenico Romanelli, ormai vicino a lasciare il suo incarico all'interno della struttura museale. «A Pinault- conclude Parenzo- chiediamo il rispetto della convenzione con il Comune»  

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