Casinò, soldi ai clienti per farli giocare I sindacati protestano
Nuove fronte di polemica alla vigilia del tavolo convocato per stamattina. «Chiarezza sulle cifre e sui porteur»

Ca' Vendramin Calergi
Duecento euro al giorno in gettoni. Incentivo al gioco con i soldi del Casinò. È l’ultimo fronte della polemica tra sindacato e amministrazione. Domani il tavolo tecnico tra azienda e rappresentanti dei lavoratori proverà a ricucire un quadro lacerato e un rapporto sindacale sempre più deteriorato. Dopo l’annullamento unilaterale del contratto gli scioperi che sono proseguiti per luglio e agosto. E adesso la nuova polemica.
«Ai clienti cinesi la Casinò spa distribuisce centinaia di euro a testa per farli giocare», denuncia il sindacato. «Abbiamo chiesto chiarimenti su questo e anche sulle percentuali che vanno ai porteur», dice Giampietro Antonini di Sgb. Aperto anche il fronte sull’ospitalità data ai clienti e sui «crediti inesigibili». Assegni depositati e mai riscossi. «Dal 2010 non abbiamo più i dati aggiornati», dice Antonini, «se confronto ci deve essere dobbiamo farlo a 360 gradi».
Ma adesso la polemica è su quei gettoni distribuiti ai clienti, in gran parte cinesi delle slot machine. «Incentivi al gioco che producono buoni risultati», ribattono dalla proprietà, «almeno così riusciamo a tenere». Ma per i sindacati sono risorse sprecate, nel momento in cui si chiedono sacrifici ai lavoratori.
Fronte aperto, e la tregua ancora non si vede. La tensione sul fronte Casa da Gioco è ancora alta. Tra le voci di una possibile cessione a privati, peraltro smentita dal Comune. E il braccio di ferro che vede da una parte i lavoratori e sindacati, dall’altra il Comune e l’azienda, con il sindaco Luigi Brugnaro deciso a non cedere. I risparmi per il rilancio della Casa da Gioco, secondo l’amministrazione, si dovrebbero ottenere prima di tutto dai nuovi contratti dei lavoratori, che prevedono nuovi meccanismi per le mance e di fatto una riduzione degli stipendi. Fino a qualche anno fa c’era la fila per essere trasferiti dal Comune al Casinò, dove un usciere guadagnava circa il triplo del suo collega comunale. Adesso le cose sono un po’ cambiate. La maggioranza degli assunti ha un nuovo contratto che i privilegi li ha in parte tagliati. Resta lo zoccolo duro dei vecchi croupier, che rivendicano i loro diritti. E accusano: «Manca la strategia per un vero rilancio della Casa da Gioco». Dieci anni fa il Casinò portava nelle casse del Comune quasi oò doppio di quanto garantisce oggi, oltre 200 milioni di euro. Poi è arrivata la crisi. Adesso il braccio di ferro sul rilancio, dopo l’operazione naufragata di venderlo a privati avviata dall’amministrazione Orsoni.
Da mesi i lavoratori applicano l’orario ridotto, chiusura all’1.30 e non più alle 3.30. Sciopero anche il giorno di Ferragosto, un altro annunciato per il 28, anniversario dell’apertura di Ca’ Noghera.
I gettoni ai clienti cinesi sarebbero dunque un incentivo a riportare i clienti. Un sistema per garantire la «tenuta» e salvare l’azienda. Nel giorni di Ferragosto, nonostante lo sciopero, ci sono stati 3.427 ingressi e 114 mila euro di incassi. Il 15 agosto 2016 gli ingressi erano stati poco più di 3 mila, 119 mila euro gli incassi di Ca’ Noghera e 8 mila a Venezia.
Anche su queste cifre i sindacati chiedono chiarezza. «Non è possibile far giocare i clienti con i soldi del Casinò», dicono, «se alla fine i risultati sono l’aumento degli ingressi e non degli incassi. Su questo vogliamo un confronto».
(a.v.)
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