Le case abbandonate e gli ex luoghi di Mestre: ferite aperte che stoppano lo sviluppo

Dal multisala terreno dei vandali alle «tane del buco» coperte dalle siringhe. Lo sforzo della polizia locale per evitare che i bivacchi diventino stabili. In un capannone a Marghera nei giorni scorsi trovati due cadaveri

Giacomo Costa
Il capannone abbandonato di Marghera
Il capannone abbandonato di Marghera

Il numero civico 19 non è indicato sulla strada, ma l’ingresso c’era eccome, le reti di cantiere spostate e un sentiero scavato tra le erbacce a forza di passaggi ripetuti.

Lo stabile di via Brunacci dove sono stati scoperti due cadaveri nell’arco di una settimana non è mai stato completato, i piani di cemento al grezzo forniscono a stento un riparo dalla pioggia, eppure ha evidentemente rappresentato un rifugio per i senzatetto del territorio.

Luoghi simili, incompiuti o semplicemente abbandonati, sono ancora numerosi nella terraferma veneziana, dove lo sviluppo urbano e industriale è avanzato a balzi e singhiozzi, spesso lasciandosi dietro i resti non metabolizzati della fase precedente.

Solo quattro mesi fa, nel pieno centro di Mestre, si è imposta all’attenzione di tutti la situazione dell’ex centro Telecom di via Carducci, un complesso immenso al cui interno è stata trattenuta e abusata per cinque giorni una donna.

Al fatto di cronaca ha risposto un intervento massiccio: finestre e accessi murati, luci ad alta intensità a illuminare i dintorni, un muro di cinta a scongiurare nuovi varchi sotto la siepe. Così blindato, il palazzo a ferro di cavallo non ha più registrato altre intrusioni, ma ancora si aspetta che la proprietà decida cosa farne, una volta per tutte.

Negli ultimi anni gli sgomberi erano stati una costante: gli agenti della Locale, nell’ambito del programma Oculus, vi hanno fatto irruzione una trentina di volte, scoprendovi all’interno tra le tre e le sette persone; senza i blitz ripetuti, in quei sei piani, sarebbero potuti essere in duecento.

Quella del nucleo dedicato del corpo cittadino è una guerra continua, che mira proprio a evitare la creazione di insediamenti stabili, e che per questo ruota costantemente tra palazzi in disuso e luoghi critici: sotto i cavalcavia - in via della Pila, al Troso, in rampa Commercio - vengono eliminati giacigli ogni settimana; sono due o tre, dieci anni fa si contavano 111senzatetto che orbitavano tra quegli spazi e via Ca’ Marcello.

Da quando è stato avviato Oculus, nel 2011, sono stati liberati e murati diversi punti critici: il complesso tra viale San Marco e via Sansovino, le casermette di Forte Marghera, l’ex distributore di via Fratelli Bandiera, lo stabile ai piedi di rampa Rizzardi, più di recente il civico 117 di via Dante, che tra poche settimane sarà demolito; qualche mese fa è anche stata ripulita la casa disabitata che sorge in via delle Querce, all’angolo del cimitero di Marghera: al riparo dietro a un muro di erbacce e di rovi, tanto fitti da nasconderla fino al tetto, si era creata una “tana del buco” in piena regola, il pavimento un tappeto di siringhe usate, un po’ come è stata per anni la ex falegnameria Rosso di via della Giustizia, a un passo dalla stazione.

In altri punti della città la soluzione è una sorveglianza costante, perché evitare nuove intrusioni è impossibile: nel sottopassaggio di via Santa Maria dei Battuti, nelle casette di via Trieste e su via Banchina dei Molini, ad esempio, dove è stato scoperto il quartier generale di un gruppo di portabagagli abusivi che, ogni giorno, da lì andava verso Venezia a caccia di turisti (proprio come, dieci anni fa, facevano i “barbanera” che si muovevano da corso del Popolo e via Ca’ Marcello).

A preoccupare maggiormente, a impegnare più spesso le divise - e le unità cinofile che passano al setaccio ogni anfratto - sono ancora l’ex Cral Montedison di via Fratelli Bandiera, un altro complesso ciclopico dove è fin troppo facile infilarsi e nascondersi; il centro ex Telecom di via San Damiano, alla Cipressina.

MARGHERA - DISCARICA A CIELO APERTO DIETRO IL CINEMA UCI CINEMAS
MARGHERA - DISCARICA A CIELO APERTO DIETRO IL CINEMA UCI CINEMAS

E poi l’ex multisala Uci di Marghera, dove tra vandali e senzatetto si finiscono per raccogliere metri cubi di spazzatura, di arredi sfasciati, di bottiglie e di giacigli. Tanti “ex”, tanti posti che erano qualcosa di grande e che ora sono senza funzione così come sono senza un nome nuovo, alla mercé di chi cerca un tetto e, a volte, un angolo buio.

Gli sgomberi continuano: solo giovedì gli agenti hanno controllato l’edificio abbandonato di via Carrer, vicino a via Ulloa, e hanno fatto sparire due giacigli di fortuna allestiti alle spalle del centro culturale e del multisala Candiani; anche dove la riqualificazione urbana è già arrivata, insomma, la guardia deve restare alta.

In piazzale Donatori di Sangue si teme per l’ex palazzo delle Poste: l’ingresso è bloccato, è vero, ma la scalinata basta a qualche senzatetto; c’è già un progetto per delle grate di sicurezza, però, in attesa che sia tutto venduto.

E poi c’è l’ex Umberto I: un’area immensa, con un progetto già pronto ma ancora in attesa; dentro non è ancora successo niente, di fronte i ragazzi di Pandora si sono presi l’ex Cup e a forza di murales cercano di occupare anche lo spazio che gli si para immediatamente di fronte.​​​​​​

 

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